Mentre tutto è pronto per la manifestazione delle donne e degli uomini scalzi, che si terrà venerdì con partenza alle ore 17 dalla stazione ferroviaria di Gorizia, si accentua l’impressione di un cambiamento di clima culturale e di atteggiamento. Le espressioni di forte disagio nei confronti dei migranti sembrano appartenere a una cerchia sempre più ristretta di persone appartenenti a gruppuscoli dell’estrema destra e del leghismo razzista. Autorevoli rappresentanti politici di diversi Paesi europei hanno modificato la loro linea, ponendo l’accoglienza al primo posto dell’agenda politica della Comunità. Papa Francesco lancia un appello alle comunità cattoliche perché aprano case canoniche, parrocchie e strutture all’accoglienza diffusa.
Tutto bene? Bene sì, ma fino a un certo punto. Restano infatti aperti diversi interrogativi. Per esempio, ammettiamo che le strutture ecclesiali siano messe a disposizione dei richiedenti asilo – come sembra che possa accadere dopo l’accorato appello del vescovo di Roma: come si concilia tale disponibilità con il divieto dei sindaci, in particolare con quello di Gorizia che da oltre un anno ripete sempre lo stesso ritornello sulla città che non sarebbe in grado di ricevere più neppure un profugo? Oppure, in assenza di una reale politica dell’accoglienza basata sulla gestione diretta dei flussi e sulla ridefinizione dei posti di lavoro e dei possibili alloggi, come faranno le condivisibili parole di Merkel e di altri capi di governo a oltrepassare lo stadio delle buone intenzioni? Ancora, è proprio indispensabile fondare la possibilità dell’accoglienza su un volontariato più o meno connotato religiosamente, non sarebbe meglio immaginare un controllo dello Stato sui fondi da trasmettere direttamente agli interessati? In altre parole, invece di affidare la loro custodia alle strutture intermedie attraverso il finanziamento dei 35 euro quotidiani (che peraltro corrispondono a oltre 1000 euro mensili), non sarebbe più opportuno garantirne una media di 20 a ciascun richiedente, con immediata e positiva ricaduta sugli esercizi pubblici e privati finalizzati all’accoglienza e con evidente beneficio per tutto il territorio?
Ciò non toglie un certo senso di sollievo nel percepire la crescita di una consapevolezza intorno ai contorni di un fenomeno enorme che riguarda centinaia di migliaia di esseri umani. Non può essere fermato perché nessuno può impedire la fuga dalla fame e dalla guerra, potrebbe essere tuttavia sottratto, con autentiche politiche in grado di porre al centro della propria attenzione la persona, alle speculazioni delle mafie internazionali e dei trafficanti di umani.
ab
http://www.pandoratv.it/?p=3965
Intervista con sottotitoli.Giusto per farsi un'idea della politica estera di quelli che i nostri establishment considerano una "minaccia",Buona visione.
Fermare la fuga dalla fame e dalla guerra è naturalmente possibile,basterebbe solo che i paesi cosiddetti "civili" si prodigassero per fare in modo che le guerre e le violenze cessino e in quei paesi si ristabilisca una democrazia che rispetti cultura e usanze locali.Voler per forza esportare democrazia standardizzata a suon di bombe provoca spesso effetti collaterali sgraditi,ma questa è un'altra storia…