Tommaso Montanari, Giorgio Liuzzi, Tristano Matta |
Incontro “forte” quello di ieri sera al Forum per Gorizia. Introdotti da una riflessione di Tommaso Montanari sull’originalità e la competenza dei due relatori, Tristano Matta e Giorgio Liuzzi hanno guidato i presenti in un doloroso viaggio attraverso i luoghi e gli eventi delle stragi naziste degli anni 1943-1945. Il primo ha fatto il punto sulla storiografia italiana riguardo l’argomento, notando come dagli anni ’90 gli studi si sono moltiplicati, consentendo una classificazione sempre più documentata e approfondita delle centinaia di episodi di brutale repressione di civili verificatisi in Italia in quel periodo. D’altra parte ha anche sottolineato come la zona geografica corrispondente al Litorale Adriatico non sia mai stata presa in considerazione, in quanto forse ritenuta “non italiana” dal momento che in buona parte era stata soggetta all’occupazione fascista ma attualmente non è compresa nel territorio dello Stato. Questa lacuna è stata colmata dal volume di Giorgio Liuzzi presentato ieri sera. L’autore ha spiegato la genesi della sua opera e le difficoltà incontrate per ricostruire nel modo più ampio possibile gli eventi accaduti nel Friuli Venezia Giulia, in Istria e nella cosiddetta “provincia di Lubiana”. Ha anche evidenziato la sostanziale ignoranza sul tema, citando come esempio alcuni episodi importanti ma ben poco ricordati, come quelli accaduti a Premariacco, Avasinis, San Giovanni al Natisone, Komen e Trieste. Si tratta di efferati massacri di civili, spesso donne e anziani passati per le armi dopo processi farsa con l’accusa di collaborare con i partigiani o di detenuti uccisi a decine per rappresaglia all’indomani di un attentato alle forze d’occupazione. Da questo punto di vista ha colpito molto l’analogia tra le stragi perpetrate a Trieste e la vicenda delle Fosse Ardeatine di Roma: la repressione estremamente violenta è stata attuata con lo scopo di terrorizzare la popolazione, attraverso la sistematica eliminazione non dei presunti responsabili di un atto di ostilità, né di oppositori politici o di combattenti per la libertà, ma di persone evidentemente innocenti prelevate dalle carceri in cui erano rinchiuse o scelte a caso per completare il numero. Insomma, si è trattato di un’immersione negli orrori della seconda guerra mondiale, in un territorio dove altre vicende sono state giustamente studiate e presentate anche al grande pubblico attraverso testi divulgativi e fiction, mentre su queste – riguardanti le azioni della Wermacht e delle SS nel Litorale e ancor più quelle relative alle “imprese” dei fascisti – è scesa una cortina di silenzio e di dimenticanza.
ottima sintesi. Solo si chiama Giorgio Liuzzi, non Carlo.
Ecco corretto, grazie per la segnalazione!