E’ sotto gli occhi di tutti come Gorizia abbia ritrovato in questi anni un ruolo “a livello internazionale e regionale”. Sono parole del sindaco Ettore Romoli che risponde assai piccato ai dubbi del presidente della Provincia Gherghetta sull’eventuale gestione dei Musei Provinciali da parte del Comune.
Sulla questione specifica non c’è molto da aggiungere. D’accordo questa volta con Romoli sul fatto che i Musei siano un patrimonio della città e non di chi l’amministra. D’accordo con Gherghetta sul fatto che l’appartenenza non sia legata all’ente gestore ma alla partecipazione dei cittadini del territorio. Quindi è logico che “i Musei devono rimanere a Gorizia”, città simbolo del Novecento europeo, ma la ricerca del sistema migliore per gestirli non può essere legata agli umori e alle competenze del primo cittadino o dell’assessore di turno. La questione è quindi tecnica e deve essere affrontata come tale, riunendo persone esperte in ambito culturale, economico, politico e soprattutto di gestione museale e individuando una soluzione condivisa. Non si tratta di un referendum – dall’esito ovvio e scontato – sulla permanenza dei Musei a Gorizia, ma della più umile ricerca della migliore strada da seguire per valorizzare e anche – perché no? – risparmiare i soldi dei cittadini.
Sull’affermazione di Romoli richiamata all’inizio invece c’è soltanto da proporre un buon oculista.
Gorizia ha ritrovato un ruolo internazionale? Ma dove? Con il Gect utilizzato come abracadabra quando in realtà pochi hanno capito di che si tratti e quali benefici abbia portato al territorio nei suoi sei anni di vita? Con la collina del castello devastata dal “volano del turismo internazionale”, altrimenti detto ascensore fermo da anni a una deturpante colata di cemento?
E un ruolo regionale? Con tutti i pezzi che vengono tolti, uno dopo l’altro, nell’ambito della sanità, dei servizi essenziali, del commercio, forse anche dell’amministrazione della giustizia?
Mah, mentre il numero degli abitanti scende sotto i 35mila, le scritte “vendesi” o “cessione attività” si moltiplicano, le industrie chiudono i battenti… forse sarebbe il caso di lasciare da parte le stucchevoli schermaglie e di mettere a tema l’obiettivo principale di ogni autentica politica, cioè la tutela del bene e dei beni comuni di tutti i cittadini.
E un ruolo provinciale?Considerando l'esito del referendum che ne ha sancito l'abrogazione?Ormai siamo alle dispute tra morti viventi.
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non so perchè ma ho il sentore che questa battaglia per la gestione dei musei provinciali è molto elettorale e politica, nel senso che non vorrei che diventassero un luogo dove i "trombati" dalla politica o che non si ricandidano più possano trovare collocazione…Tipico modus operandi del più becere clientelismo cancro di questo Paese che esiste anche qui nel civilissimo nord est. Dove esiste anche la mafia, da lungo tempo, ma si fa finta di nulla! Ci vogliono competenze, ci vuole passione, ci vuole conoscenza per la gestione di un luogo così sensibile e fondamentale per il nostro territorio e non solo per Gorizia. mb
Sono intervenuto più volte sul tema dei Musei Provinciali, in particolare dell’Archivio Storico e della Biblioteca, che frequento ormai da cinquant’anni. Anche stamattina ho mandato una lettera al “Piccolo”, al solito troppo lunga per entrare in questo blog. L’ho scritto già nell’agosto scorso: a Gorizia la politica, di ogni colore, su questo argomento sta facendo una pessima figura, a stento corretta dalle più recenti prese di posizione. Il mio professore, Giorgio Radetti (che era fiumano, ma ormai romanizzato), amava dire: Non bisogna dare la fregna in mano ai bambini. La politica in Italia sta disinteressandosi della cultura, a cominciare dal ministro Franceschini: ormai sembra che essa debba essere solo subordinata al turismo. In questo senso i programmi dell’assessore Torrenti e di Antonio Devetag (GoPolis) sono uguali: mostre, festival, eventi; vino e salsicce. L’ERPAC, che il Consiglio Regionale ha varato ieri, è un carrozzone già nel suo statuto. Ha ragione Barone: servirà a sistemare i “trombati” della politica, dando loro un contentino a spese della collettività. Proporrei a Bellavite di organizzare un incontro sull’argomento. All’unico che sia stato finora fatto, peraltro di parte, sono stati invitati solo i politici; ne sono venuto a conoscenza dalla stampa, troppo tardi per intervenirvi. È vero che ho paura di trovarmi ancora una volta tutti contro. A Gorizia è duro non essere né guelfo, né ghibellino: ma solo bastian contrario. Silvano Cavazza
Il turismo: l'Italia era il primo paese al mondo, c'è arte, c'è storia, mare monti. Non andava bene? Oggi boccheggia in quinta o sesta posizione. Non va bene mettere insieme cultura e turismo? E per chi fare cultura, allora? Non sta bene mettere Torrenti insieme a Devetag. Franceschini non è il massimo. C'è di meglio? Mah…Forse Cavazza non è un bastian contrario ma semplicemente un gufo.
Che bello! Mi hanno insignito dell'Ordine del Gufo, la maggiore onorificenza nell'Italia renziana. S.C.