Una suggestiva immagine di Sveta Gora/Monte Santo |
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Nova Gorica, Gorizia, il Calvario e l’Isonzo dal San Gabriele |
Lo si è detto tante volte ed è opportuno ripeterlo, mentre iniziano le “grandi manovre” in vista delle elezioni amministrative di Gorizia 2017. Non esiste alternativa al pensare il territorio senza confini. Anche un semplice sguardo dall’alto del San Gabriele consente di rendersi conto di come la frontiera sia soltanto nella mente della gente e di quali opportunità offrirebbe una costruzione comune del futuro della “vecchia” e della “nuova” Gorica/Gorizia. In realtà non sembra che ci si creda molto, occorre dirlo sia da una parte che dall’altra, a meno che non si pensi al Gect, il Gruppo europeo di collaborazione territoriale, costituito da oltre sei anni e finora piuttosto deludente dal punto di vista dei risultati ottenuti (sono passati due anni dall’annunciato ottenimento di 10 milioni di euro per attività in ambito sanitario e ambientale, ma di concreto non è che si sia visto molto). La collaborazione non nasce a tavolino e neppure attraverso la creazione di enti strategici, bensì valorizzando i contatti e favorendo l’instaurazione di rapporti ordinari tra chi vive nella stessa terra. I segnali non sono positivi. Solo per portare un esempio, alla cronica ignoranza della lingua slovena da parte della stragrande maggioranza della popolazione italiana fa fronte la crescita di un’altrettanta ignoranza in territorio sloveno, dove difficilmente si trovano persone al di sotto dei trent’anni che parlino l’italiano (appreso dagli over trentacinque attraverso le trasmissioni televisive sottotitolate). e senza una reciproca possibilità di comprendersi nella lingua materna dell’uno e dell’altro è difficile pensare a una collaborazione futura organica e strutturale a tutti i livelli. E’ tempo di accantonare i pregiudizi storici ma anche – da parte di chi da sempre ha sollecitato relazioni più costruttive – di crederci davvero di più, ponendo questo punto al primo posto nei programmi elettorali. La piana è meravigliosa, vista dall’alto: a nord i “tre monti goriziani” (Škabrjel/San Gabriele, Monte Santo/Svetagora e Sabotin), a ovest la Soča/Isonzo e il Calvario, a sud la lunga dorsale del San Michele e poi del Trstelj, a est la dolce valle della Vipava/Vipacco. Come non immaginarla unità nella sua diversità, anche dal punto di vista sociale, politico, culturale e ambientale?
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