Non è una bella storia quella del nuovo dimensionamento degli Istituti Scolastici goriziani. Non lo è per la disinformazione che ha caratterizzato tutta l’operazione, gestita dai vertici politici e scolastici senza alcun coinvolgimento degli insegnanti e del personale di base. Brutta storia anche per i genitori, che hanno scritto una nobile lettera di protesta, sottolineando con sorpresa il trattamento – o meglio il non-trattamento – ricevuto. E quando il vice sindaco Sartori si scaglia sul giornale contro l’assessora provinciale Cecot, rea di aver sostenuto la causa degli “ignorati”, aggiunge una pessima pagina a questa narrazione kafkiana. Cosa interessa ai cittadini la polemica tutta pseudo politica contro la Cecot, quando in tutto il suo articolo non si vede una risposta che sia una alle giuste rimostranze dei genitori? Questo blog, dietrologo incallito, non vede l’ora di scovare gli altarini e di comprendere i veri motivi di un cambiamento burocratico imposto da chi di scuola se ne intende poco: modifica che apparentemente crea solo disagi e difficoltà a chi della scuola è direttamente utente, ma che – se c’è stata – a qualcuno dovrà pure far comodo… O no?
Intanto domani alle 17 in Provincia, Assemblea pubblica sull’argomento: sono invitate le famiglie dei bambini, i politici, i sindacati, le associazioni e tutti i cittadini che desiderino sapere qualcosa di più su questa spinosa questione.
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E' giusto battersi per la scuola pubblica, però o lo si fa con coerenza, altrimenti non si è credibili! Come parlare bene della scellerata scuola lavoro? Eppure è stato fatto!
La Legge 107 del 2015, nota per la propaganda governativa come "buona scuola", ma in realtà di pessima scuola trattasi, è una delle peggiori leggi mai scritte in Italia in materia di Istruzione. Non a caso vi è stata una delle più grandi opposizioni nella storia della Repubblica Italiana contro questo provvedimento, con uno sciopero epocale. Una Legge "sinistra" che continua ad essere difesa da una certa sinistra anche a Gorizia. La nota scuola delle tre I berlusconiane ha trovato strada grazie al Governo Renzi ed una di queste tre I è l'imprenditorialità. Incredibile, ma nelle nostre scuole si deve insegnare l'auto-imprenditorialità. Così come è incredibile che il sistema della scuola lavoro sia stato esteso anche nei Licei. Ma a breve partirà la raccolta firme per un referendum, sostenuto da diverse realtà, quali Cobas, Flc-Cgil, Gilda, Unicobas, LIP, USB, SGB, CUB, Il sindacato è un’altra cosa (area congressuale Flc-CGIL), UdS, Link, Coordinamento nazionale scuola della Costituzione, Associazione nazionale per la Scuola della Repubblica, Adam, Adida, AND, Mida, Retescuole, Cesp. E tra i quesiti ve ne è uno chiaro contro l'alternanza scuola lavoro, con il quale si richiede l’abrogazione dell’obbligo di almeno 400 ore di “alternanza scuola-lavoro” per il triennio di tecnici e professionali e di almeno 200 ore per i licei.
Per i Cobas "la formazione aziendale comporta il rischio della subordinazione degli obiettivi didattici e culturali agli interessi imprenditoriali. Gli studenti devono potersi inserire nella realtà lavorativa, forniti di strumenti cognitivi per capire in quale contesto si collocano, per chi si produce, per quali scopi, in quale modo. Invece, la formazione aziendale si caratterizza in genere per l’apprendimento generico di nozioni o di un “saper fare” decontestualizzati, da abbandonare rapidamente per adeguarsi a lavori massimamente flessibili e precari; oppure diventa crudamente richiesta di lavoro gratuito (come già accade in tanti “stage” aziendali dei tecnici e dei professionali) o sottopagato, come in varie sperimentazioni dell’apprendistato". E se a ciò si aggiungono, in materia gli incredibili poteri del Dirigente scolastico. altro che esaltazione della buona scuola ed alternanza scuola lavoro. Un sistema che mina la partecipazione collegiale e democratica all'interno della scuola, poichè ad esempio, in materia di alternanza scuola lavoro, il ruolo di questi organi è praticamente irrisorio o minimale rispetto al potere decisionale della dirigenza scolastica, e ciò ben rappresenta quello che è la "cattiva" scuola nella sua sostanza, ove sparisce de facto la contrattazione, il ruolo della RSU è limitato ai minimi storici e mai citata all'interno di questo provvedimento, e gli organi collegiali sembrano più essere chiamati a ratificare od indirizzare determinate scelte che non possono neanche essere evitate, che esprimersi o meno in modo partecipato e libero ed incondizionato sulla progettualità e sul futuro della propria scuola.
La scuola è una cosa seria, merita rispetto, è luogo della conoscenza, prima di tutto, non dove produrre manodopera con zero diritti, altro che impresa ed altro che Europa aziendalista. Il sistema della scuola lavoro, così come concepito è indifendibile e per questo se ne pretenderà l'abrogazione. Anche perchè la "buona" scuola ha de facto favorito il sistema della privatizzazione della scuola pubblica e non vi è più tanto il rischio di favorire le iscrizioni alle scuole private, questa è una cavolata, ma sono le stesse scuole pubbliche ad essere entrate nel circolo della competizione, delle competenze, contro la conoscenza e la formazione critica. Circolo proprio dello stile aziendalista, che la legge 107 del 2015, indifendibile, favorisce
cordialmente mb