Pubblico attento e numeroso anche alla conferenza di Isnenghi, nella sala grande del Teatro Verdi di Gorizia. Oltre 400 persone hanno scelto di dedicare il pomeriggio della loro domenica a un approfondimento storico, questa volta intorno a un tema avvincente come la generazione dei vecchi e dei nuovi miti che caratterizzano la storia delle società umane. Ancora una volta Dario Stasi ha fatto centro, riuscendo a intercettare l’interesse dei goriziani, evidentemente assetati di autentica cultura e di persone competenti in materia oltre che esperti nella comunicazione scientifica. L’inedita collaborazione con il Comune di Gorizia e altri Enti dimostra la possibilità di offrire ai cittadini motivi di riflessione importanti, dove la competenza dei relatori consente di superare le differenze ideologiche, trasformandole in occasione di confronto e non in motivo di scontro. Insomma, ancora un “bravo” a Stasi, l’invito a lui e ai collaboratori di Isonzo Soča di proporre altri eventi di questo genere, l’auspicio che nel tempo si verifichi anche un abbassamento dell’età media dei partecipanti perché la narrazione della Storia interessa anche – forse soprattutto – le giovani generazioni.
L'ottima riuscita delle due iniziative, quella di Barbero e questa di Isnenghi, dimostra che la risposta alla domanda che faceva Serracchiani su cosa Gorizia voglia fare da grande è "città della storia". Bisogna andare avanti su questo, ma con un' avvertenza fondamentale:il fatto che i relatori abbiano una visione ampia dei problemi, riescano ad inserirli in contesti europei e mondiali, perchè il provincialismo, le beghe ideologiche hanno devastato per troppo tempo la città. Solo uscendo da visioni ristrette e giudicando Gorizia non un assoluto, ma uno "studio di caso" di tematiche più grandi possiamo crescere e trovare un collocazione più matura e consona ai tempi. Purtroppo in questi anni la direzione è stata diversa, è mancato uno sguardo ampio e meno legato alla difesa del proprio orticello storico – politico. Per esempio oggi che si parla in modo così povero e muscolare di Medio oriente o di Afghanistan sarebbe bello invitare Lucio Caracciolo direttore di Limes, per farci capire che non siamo perseguitati dalla mala sorte,che gli afgani e siriani non vengono qui per farci dispetto, ma che i problemi internazionali sono un po' più complessi e con la ruspa è davvero difficile risolverli.
Mi ero dimenticata: bravo dario e amici di isonzo! adg