Forse la maggior parte dei cittadini goriziani non ha gli strumenti tecnici per comprendere la questione dei Musei Provinciali. Forse anzi molti non sanno neppure dove siano o non li hanno visitati dai tempi in cui frequentavano le scuole elementari o medie. Per questo un problema essenzialmente tecnico – dovuto alla prossima soppressione dell’ente Provincia – è stato trasformato in cavallo di battaglia politico-culturale, con l’ennesima lotta tra Gorizia e Monfalcone per la spartizione di un patrimonio rivendicato dall’una e dall’altra. In realtà la soluzione sarebbe molto più semplice di quanto appare, se non ci fossero di mezzo tutt’altri interessi che poco hanno a che fare con un “tesoro” del quale pochi conoscono esattamente la concreta consistenza. Basterebbe distinguere due piani di intervento, quello relativo alla gestione finanziaria – e una legge ha già individuato il livello regionale come quello più adeguato a intervenire – e quello relativo alla direzione e al coordinamento culturale, che dovrebbero essere affidati a un comitato scientifico formato da persone molto competenti (come per esempio gli attuali responsabili), scelte in base anche alla presenza e conoscenza della storia passata e presente del territorio. E’ evidente che i due settori d’intervento dovrebbero essere complementari, ma nell’ovvia distinzione di ruoli. Sembra l’uovo di Colombo, ma l’evidenza è cancellata dalla lotta intestina – pre-elettorale? – che utilizza un tema tecnico amministrativo per nascondere i veri “buchi” che minacciano davvero la sopravvivenza di Gorizia.
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La questione dei Musei Provinciali sembra interessare molto politici e giornalisti, poco i cittadini. Clamoroso mi pare il silenzio, salvo rare eccezioni, di quelli che “fanno” cultura. La vicenda, almeno per me, è diventata incomprensibile. Ci si accapiglia sulla proprietà di beni che sono inalienabili e inamovibili. Sembra però pacifico che la gestione vada a un ente terzo. Ma chi paga? Chi decide? Sono monfalconese (e me ne vanto), ma non vedo questo Comune tirar fuori soldi per valorizzare e incrementare raccolte che rappresentano in massima parte una storia feudale e nobiliare, assolutamente estranea al Territorio ex-veneziano. Sarebbe come far partecipare Gorizia alla proprietà del museo dei Cantieri. Quanto alla gestione da parte della Regione, scusate, ma non mi fido. La Regione ha sempre organizzato eventi (come le mostre di Villa Manin o il Mittelfest) di grande impegno finanziario e di limitato incasso al botteghino. Non mi si dica che la cultura non ha prezzo. Sono cultura i paginoni acquistati sui giornali, le spese pubblicitarie, i compensi fuori misura ai soliti noti? A me sembra che sia solo distribuzione di soldi secondo interessi che riguardano più la politica che la cultura. Per questo m’insospettisce la proliferazione di enti, di presidenze, di commissioni: insomma, di burocrazia. La burocrazia, si sa, è spesso il terreno su cui si muovono corrotti e corruttori. È una triste realtà del nostro paese, che non si può far finta d’ignorare. Silvano Cavazza
Già… la storia feudale o nobiliare di Gorizia non interessa Monfalcone e nemmeno…che so…Grado o…boh, l'ultima della frazioni remote di qualunque anfratto del territorio, ma appunto la sedia (poltrona, trono) creata per far sedere qualche burocrate/amico/ politico/amministratore, improvvisamente susciterà profondo interesse, se non addirittura l'annessione tout court a feudi, baronie, reami, imperi e quant'altro…