Non rientra tra i siti Unesco, ma se lo meriterebbe! Il Monte Sabotino, sopra Gorizia, è uno scrigno di tesori. Prima barriera tra il mare e le montagne, ospita una vegetazione che coniuga le caratteristiche della pianura con quelle delle Alpi, insieme a una fauna protetta con specie rare di aracnidi, insetti, anfibi e serpenti. Sulla spalla est è possibile visitare ciò che resta – o meglio ciò che è stato molto ben restaurato da volontari – dell’antico eremo di San Valentino, con un’architettura suggestiva che consente scorci indimenticabili sul vicino santuario di Sveta Gora (Monte Santo). Percorrendo l’aerea cresta si ha la sensazione di essere stati proiettati sulle Dolomiti, se non fosse per il panorama aperto sulla piana di Gorizia da una parte e sulla splendida valle dell’Isonzo dall’altra. I rifugi sulla spalla ovest sono assai accoglienti, una parte di un edificio è stata trasformata in piccolo ma istruttivo museo della Prima guerra mondiale, nei dintorni è possibile far memoria dell’inutile strage, immaginando la sofferenza e gli stenti degli “abitanti” delle grotte artificiali scavate nelle rocce sommitali. Insomma, è un vero e proprio patrimonio di storia, geologia, biologia, cultura. Il versante in territorio sloveno propone una strada che può essere percorsa in automobile fino ai rifugi, dalle pendenze abbordabili anche da ciclisti dotati di un po’ di allenamento. Ci sono inoltre due ottimi sentieri segnalati, uno molto bello dalla pista ciclabile a nord, l’altro da sud, da imboccare un centinaio di metri sopra il ponte di Salcano. Dalla parte italiana, nonostante le reiterate promesse e le sacrosante proteste di chi ama queste zone, tutto sembra essere lasciato alla generosità di tanti volontari. La caserma sotto la vetta, con il tricolore luminoso per il quale a suo tempo molti goriziani si mobilitarono al punto da provocare trasferimenti eccellenti, è chiusa e abbandonata al suo destino (e un bel museo del Sabotino, no, vero?). L’erba alta rende impraticabile il percorso fra la vetta e la strada militare. Quest’ultima, caratterizzata da un giusto divieto per le automobili, è “salvata” esclusivamente da persone generose che dedicano tanto tempo ed energie nel liberarla dalle foglie, dai rami e dai detriti provocati dai piccoli smottamenti delle giornate di pioggia. Cento anni dalla prima guerra mondiale: quanta retorica, quante parole sono state spese in questo periodo! Quanto sarebbe stato meglio onorare la memoria di una generazione di giovani inghiottiti dalla guerra rimettendo a posto i loro “luoghi”, rendendoli più facilmente accessibili a tutti per far comprendere sul posto la violenza assurda del conflitto e la bellezza della pacifica convivenza tra i popoli.
ab
Rispondi