Altro tema in primo piano in questo piovoso Primo Maggio è quello relativo al caso Regeni. Serracchiani ieri ha affermato che “non ci fermeremo fino al raggiungimento della verità”. Per il momento tuttavia non c’è stato altro che un’umiliante serie di contraddizioni. L’unica verità per il momento è la terribile morte di un giovane in gamba, studioso di fenomeni internazionali, amante del popolo egiziano e dell’umanità. È stato insomma un uomo di pace, attento alla giustizia, come si può desumere da tutta la sua vita e dai suoi scritti. Offeso come spia, mandato pubblicamente al diavolo sulla TV nazionale e raccontato ogni giorno in modo diverso dagli organi governativi egiziani, “scambiato” mediaticamente da Al Sisi con un egiziano scomparso in Italia in tutt’altre circostanze… Senza l’impegno straordinario dei suoi familiari e la conseguente mobilitazione internazionale oggi il tragico evento sarebbe già nel dimenticatoio della storia e il tema della tortura sepolto sotto un silenzio che coinvolge troppi Paesi, compresa l’Italia. Per questo, dopo oltre tre mesi, il roboante annuncio della Serracchiani non spaventa nessuno se non è accompagnato da azioni concrete e da prese di posizione in grado di impensierire il Potere in Egitto. Al di là delle minacciate e mai attuate ritorsioni commerciali, il Governo non ha ancora deciso ciò che da molte settimane propone il senatore Manconi, ovvero l’inserimento dell’Egitto nell’elenco del Ministero degli Esteri relativo ai Paesi pericolosi. Il turismo rappresenta oltre il 10% del prodotto interno lordo: un nervo assai sensibile da toccare per richiamare ciascuno alle proprie responsabilità e per uscire dal clima di incertezza e mancanza di rispetto determinato dall’atteggiamento non collaborativo delle autorità. Altrimenti, senza segnali forti, i proclami servono davvero poco, anzi sono dannosi perché determinano la costruzione di due parti contrapposte e in quella colpevole non viene inserito soltanto il sistema di potere, ma l’intero popolo egiziano, anch’esso vittima dello stesso regime. Il contrario di ciò per cui ha lavorato e ha perso la vita Giulio Regeni.
Alcuni mesi fa,subito dopo l'omicidio di Regeni due ingenieri italiani rapiti in Libia dai fondamentalisti islamici furono uccisi in circostanze che ancora oggi rimangono misteriose, ma il caso fu archiviato e dimenticato in tutta fretta. La vedova di uno dei due lavoratori uccisi rifiutò con sdegno i funerali di stato dimostrando grande dignità,dopodichè nessuno parlò più di questo fatto.Per il caso Regeni tutta altra storia. Non passa giorno che stampa associazioni varie e media chiedano in continuazione la verità per questo delitto,e la conseguente rottura diplomatica con l'Egitto.Visto che quasi tutti ritengono con assoluta sicurezza che il mandante dell'omicidio Regeni sia al Sisi,per quale motivo continuate a chiedere verità se ce l'avete già in tasca bella e confezionata?
Gli allegri distaccamenti europei dei fratelli musulmani crescono a vista d'occhio, e quello che stupisce e che la maggior parte di loro non sono neanche musulmani. Spiace per Regeni,vittima sacrificale immolata per motivi geopolitici ed economici per mano di persone di cui probabilmente si fidava.
La differenza di attenzione mediatica e investigativa per i due episodi, ambedue terribili ed esecrabili, è del tutto evidente. I " capi bastone governativi ", confermano di non gradire gesti dissonanti ( rifiuto dei funerali di stato ) al potere, tanto arrogante quanto incompetente, se non colluso. GM
Tutti i regimi militari e totalitari sono da condannare, ma ricordiamoci che in Egitto nel periodo del governo dei fratelli musulmani era in vigore una vera e propria dittatura teocratica. Venivano perseguitate tutte le minoranze religiose,venivano bruciate chiese, alle donne veniva imposto l'uso del velo, ma stranamente nessuna voce di protesta si levava dai paesi cosiddetti democratici. Anche in Turchia il regime totalitario di Erdogan fa imprigionare se non addirittua assassinare giornalisti ,docenti universitari e intellettuali che si oppongono alla sua dittatura. Non dimentichiamo inoltre il vero e proprio sterminio della minoranza Curda che continua ormai da decenni, ma anche in questo caso non una sola voce di protesta si leva dall'Europa che addirittura cede ai ricatti del furfante turco finanziandolo con milioni di euro per, in teoria, contenere l'immigrazione, ma in pratica per finanziare il terrorismo.