Ma se una simile riforma costituzionale e una simile legge elettorale fossero state proposte da Berlusconi alcuni anni fa, cosa sarebbe accaduto in Italia? Probabilmente il finimondo, con il centro sinistra in piazza a denunciare le mire autoritarie del satrapo (ex) arcorense.
Invece adesso si assiste al paradosso: ciò che il centro destra aveva sempre sognato si realizza grazie al (cosiddetto) centro sinistra. E a schierarsi contro tale riforma è lo stesso centro destra, mentre gli esponenti e i supporter del governo Renzi si dichiarano entusiasti in nome di un “si doveva pur cambiare qualcosa” che stride con la più grande trasformazione del sistema Italia dal dopoguerra in qua.
Forse ha ragione Paolo Maddalena. Qui gli schieramenti partitici e politici contano molto poco e chi governa non obbedisce al mandato del popolo (del resto il popolo nel 2013 aveva espresso tutt’altra idea rispetto a quella venutasi a configurare con i vari patti del Nazareno), bensì a quello delle lobby finanziarie che governano di fatto il mondo e decidono chi salvare e chi affossare.
Pessimista? Estremista? Forse, ma sul “no” alla riforma costituzionale e sul “no” all’Italicum non ho dubbi. Anche perché la nostra Costituzione è il frutto di un’assemblea costituente e solo un’assemblea costituente dovrebbe avere il mandato per proporre una così importante modifica.
Già che ci si è, si ricorda a tutti l’importante appuntamento di martedì 7 giugno, alle ore 18 in Via Garibaldi a Gorizia (davanti al Teatro Verdi), dove Fabio Sesti, introdotto da Andrea Picco, delineerà le principali criticità della Riforma.
ab
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