Ha colpito tanti la notizia della riduzione di pena a don Mauro Inzoli, condannato per abusi sessuali su molti ragazzi tra i 12 e i 16 anni. Non soltanto è stata addolcita la sanzione, ma anche dal punto di vista ecclesiastico c’è stata una sorta di commutazione: l’esclusione dall’esercizio del ministero è stata trasformata, nell’epoca di papa Francesco, nell’obbligo ad una vita sacerdotale caratterizzata dal silenzio, dalla meditazione e dalla preghiera. A cosa è dovuto questo sconto che appare come un’offesa alle vittime, alcune delle quali letteralmente dimenticate? Forse alla particolare appartenenza del prete di Cremona, esponente di primo piano di Comunione e Liberazione. Molto giovane promessa del movimento, amicissimo di Formigoni e di personaggi saliti alla ribalta negli anni successivi, a suo tempo tra i suoi compiti ne esercitava uno che alla luce dei fatti appare oggi particolarmente significativo: predicava gli esercizi spirituali a coloro che desideravano avviarsi sulla strada della verginità consacrata e del celibato, spiegando che “il vergine possiede ogni cosa senza essere posseduto da nessuno”. Interessante scoprire, tanti anni dopo, che per don Mauro Inzoli quella frase non aveva un valore meramente spirituale, ma poteva essere intepretata alla lettera, come giustificazione di una serie di crimini che hanno devastato psicologicamente tanti ragazzi e per i quali ora è chiamato a pagare soltanto “vivendo sobriamente e in preghiera”. Mah…
Magari avvertite Bertinotti che in CL ha trovato una comunità do riferimento
Anche Papa Francesco che delusione!
Non capisco come possa esserci ancora qualcuno che si riconosce in questa Chiesa.
Mi dicono: "i preti sono uomini come gli altri". Chissà perché, però, io certe cose non le ho mai fatte!