Ha ragione Gianluigi Chiozza quando nelle segnalazioni di oggi sul Piccolo rimarca il flop delle celebrazioni in memoria dei cento anni della cosiddetta presa di Gorizia. Ha meno ragione il sindaco Romoli quando se la prende con la Regione per i finanziamenti sulla Grande Guerra mancati per una non adeguata comprensione delle richieste del bando. In realtà quella che doveva essere la “capitale del Centenario” è stata totalmente trascurata, i monti sopra Gorizia, per la parte italiana, sono stati mantenuti in ordine da un più che encomiabile volontariato e mentre migliaia di persone da tutto il mondo vengono alla Transalpina per vivere l’esperienza di quello che è stato considerato uno dei dieci più begli itinerari ferroviari d’Europa la città della quale un tempo fu stazione viene quasi totalmente trascurata. Cosa “salvare” di questo pallido Centenario? Per un’adeguata ricostruzione degli eventi si consiglia il volume di Marina Rossi intitolato proprio La presa di Gorizia. I dati che riporta sono impressionanti: solo per parlare dei morti, 50.000 soldati italiani, 100.000 militari austriaci e circa 4000 civili goriziani caduti sotto le bombe o a causa degli stenti. Il senso di questa carneficina è stato evidenziato da un intervento sul Piccolo del cappellano militare Don Schiavone: andiamo sul Sabotino – ha detto in sostanza – per ricordare un’assurda carneficina, pregando per tutte le vittime da ogni parte del fronte e per ribadire il rifiuto della guerra. E per concludere con una riflessione un po’ più lieve vale la pena citare due “racconti”, quello che Luciano Cicuttin ha offerto al nostro blog e quello – sembrerà strano ma è così – scritto da Sergio Cosma per Il Piccolo: Aurelio Baruzzi, il conquistatore di Gorizia, due anni dopo la fine della guerra viene conquistato da una giovane austriaca, durante un viaggio di lavoro a Vienna. Insomma, l’amore è più forte della guerra! D’ altro da ricordare? Mah, ditelo voi…
Contro Romoli è da anni che si accaniscono le tre fatine: Malasorte, Sfortuna e Sfiga che lui non aveva invitato al pranzo di festeggiamento per l'elezione a sindaco. Non è colpa sua quindi, ma la perfida azione di entità difficilmente controllabili, insomma se destin.