Occorre premettere che gli statuti delle regioni ad autonomia speciale, come la nostra, vengono approvati con legge costituzionale e non con legge ordinaria.
Come suggerisce la locuzione, la legge costituzionale si colloca sullo stesso piano della Costituzione e richiede, pertanto, per la sua approvazione, la doppia votazione sia da parte del Senato che da parte della Camera dei deputati.
La nostra regione ha presentato una proposta di modifica allo statuto vigente, che prevede, appunto, l’abolizione delle province.
Detta proposta ha già ottenuto la doppia approvazione da parte del Senato ma necessita ancora della seconda approvazione da parte della Camera dei deputati.
Per quanto riguarda la nostra regione, dunque, l’abolizione delle province non dipende dall’esito del prossimo referendum sulla riforma costituzionale ma, come già detto, dalla seconda approvazione della legge di modifica dello statuto da parte della Camera.
Per inciso, colgo l’occasione per richiamare l’attenzione su un ulteriore aspetto della riforma costituzionale, l’accentuarsi del divario tra regioni a statuto speciale e regioni ordinarie.
E’ previsto, infatti, che le disposizioni di modifica alle norme sulle autonomie locali non si applichino alle regioni ad autonomia speciale se non dopo la revisione dei rispettivi statuti, sulla base di intese con le medesime regioni.
E qui potrebbe aprirsi un bel dibattito sull’ opportunità o meno di mantenere e, addirittura, ampliare i poteri delle regioni ad autonomia speciale…
Sembra che si creino regioni di serie A e di serie B
Invece di semplificare! La complessità complessa, gran brutta bestia.
Le Regioni a statuto speciale potevano avere un senso nell'immediato dopo la guerra, quando la situazione storico-politica era ben diversa dall'attuale!