Decine di vittime falciate dagli attentati in Egitto, un camion investe la folla a Stoccolma, missili sparati dalla Corea del Nord verso il mare del Giappone, gli Stati Uniti tornano a mostrare i muscoli del “gendarme del mondo” e intervengono i Siria con i bombardamenti mirati… E’ proprio l’ora della violenza sistematica, rivestita di manti religiosi o ideologici per nascondere interessi egemonici di diverso colore.
Ciò che stupisce è il Silenzio, anche dei movimenti per la pace che in altri tempi avrebbero invaso le piazze planetarie per simili azioni terroristiche e militari. Sembra che al tempo dell’impegno sia seguito quello della rassegnazione, riscontrando con impotente tristezza la macabra contabilità relativa al “successo” dell’una o dell’altra impresa bellica.
Perché ci si trova in questa situazione? Perché manca un pensiero sistematico e coerente sulla Pace. Non ci sono più i fermenti filosofici e culturali degli anni ’60 e ’70, gli interventi forti di autentici costruttori di pace come Balducci, Galtung o la Klein e tanti altri, le marce e le iniziative pubbliche sono ridotte a poco più che nostalgici raduni di resistenti. Le voci “per la pace” mancano di spessore propositivo, limitandosi a ovvie denunce o a sterili auspici che chiunque – anche i più accaniti guerrafondai – potrebbero tranquillamente sottoscrivere.
Ecco perché Gorizia potrebbe essere il luogo ideale per lanciare un messaggio in controtendenza. Con l’aiuto dei centri accademici e degli istituti di ricerca si potrebbe costituire un vero e proprio “laboratorio” di pace, favorendo la ristrutturazione delle caserme abbandonate come centri di addestramento dei corpi civili di pace europei. La città potrebbe diventare – come “rischiò” di essere nei primi anni ’90 senza che nessun politico sembrasse accorgersene – centro di elaborazione, ma anche ambito fisico di incontro diplomatico tra delegazioni di popoli o schieramenti in guerra. Là dove tanto sangue è stato sparso potrebbe trovare il proprio inizio un nuovo percorso di pace e di giustizia, a favore di tutto il mondo…
Utopia? Sì, ma come avrebbe detto Basaglia, “utopia della realtà”.
Andrea Bellavite
Bellissimo questo post, ricco di spunti di riflessione e di proposte, ma che richiama anche l'attenzione su quello che Nando Dalla Chiesa definiva come "il grande nemico", la rassegnazione, il "chi me lo fa fare?".
Suggestivo quel "Silenzio" scritto con la maiuscola, ad indicare la gravità del momento.
Davvero bellissimo questo post, del quale condivido ogni singola parola.
Mi piacerebbe che tutti i candidati sindaco alle prossime elezioni comunali lo inserissero nel loro programma.
ss