All’inizio del suo mandato, il sindaco uscente, Ettore Romoli, aveva dichiarato che, in fondo, amministrare una città è come amministrare un condominio.
In altre parole,è sufficiente gestire l’esistente.
Dobbiamo riconoscere che, almeno in parte, si è mantenuto fedele a quanto dichiarato.
Certo, non tutte le buche nelle strade sono state riparate, la pulizia lascia a desiderare, alcune zone della città sono in stato di abbandono ma, in compenso, il centro è tenuto abbastanza bene e poi, si sa, di più non era possibile fare, dati tutti i vincoli imposti dal famigerato Patto di stabilità, incubo quotidiano di ogni sindaco.
Ha ridotto il numero dei dipendenti comunali ma questo avviene automaticamente dal momento che, con il blocco delle assunzioni imposto dal Governo centrale, non è consentito sostituire i dipendenti collocati in pensione.
Si è completamente disinteressato della gestione di tutte le problematiche relative al fenomeno dell’ immigrazione, lasciandone l’onere alle organizzazioni di volontariato.
Dato il fallimento della ditta esecutrice dei lavori del famigerato impianto di risalita al castello, avrebbe avuto l’opportunità di bloccare la prosecuzione dell’opera senza dover pagare penali di alcun tipo. Si è, invece, immediatamente preoccupato di reperire nuovi fondi per procedere ad una nuova aggiudicazione.
Ha portato addirittura in attivo il bilancio del Comune senza, però, considerare che, se il disavanzo non è consentito, nemmeno l’avanzo è indice di buona amministrazione perchè significa che il comune o ha chiesto troppo, in termini di tassazione, ai cittadini oppure ha dato troppo poco in termini di servizi.
Fin qui arriva, sia pur con molte carenze, l’amministratore di condominio. Ma può questo bastare per amministrare una città?
Secondo me, assolutamente no.
Soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, sarebbe stato quanto mai necessario avere un progetto di sviluppo per la città, aprire orizzonti nuovi, collaborare con la vicina Slovenia per elaborare programmi comuni ed avere una visione d’insieme dei problemi più immediati.
In altre parole, al di là delle esigenze concrete, sarebbe stato necessario avere alle spalle un’idealità, una visione politica di più ampio respiro, che certamente non possiamo aspettarci nemmeno dal migliore degli amministratori di condominio.
Bene, se si ritiene che si possa spendere di più, spiegate in cosa.
Quali sono i servizi che doveva potenziare? Personalmente, sono del parere che si possano accantonare dei fondi per momenti più neri… Per quanto riguarda l'ascensore, trattasi di folle coerenza, ma pur sempre coerenza…
Tutti i servizi potevano essere migliorati, a cominciare dall'assistenza sociale, tanto per fare un esempio.
Per quanto riguarda l'accantonamento di fondi, non è una questione di opinioni: il principio del pareggio di bilancio è previsto dalla normativa, dal momento che un ente pubblico deve dare servizi e non fare utili. In caso sopravvengano necessità impreviste saranno lo Stato o la Regione ad intervenire.
Ma qualche esempio di servizi che si potevano potenziare? In che modo? Spendendo quanto?