Secondo una nostra indagine, a Gorizia oltre 520 famiglie non riescono a pagare le bollette: circa 400 vengono aiutate dalla Caritas e circa 120 dalla San Vincenzo. In realtà quelle bisognose d’aiuto sono di più, perché altre vengono sostenute allo stesso scopo dalle parrocchie; in questo caso infatti è più difficile avere un numero complessivo, perché occorrerebbe contattare le parrocchie una ad una. Dal quotidiano Il Piccolo abbiamo inoltre appreso negli ultimi giorni che 360 famiglie ricevono dal Comune assistenza per il pagamento dell’affitto e che il loro numero è in preoccupante aumento; inoltre lo stesso Comune ha accettato 955 domande per l’abbattimento delle bollette per l’energia. Abbiamo anche letto sullo stesso quotidiano che gli sfratti per morosità sono il triplo rispetto a tre anni fa; all’interno di questo dato ci sono anche i morosi cosiddetti “incolpevoli”, cioè quelli che non sono più in grado di pagare l’affitto perché hanno perso il lavoro. Del resto l’Istat ha informato recentemente che il 10,2% delle famiglie italiane è in difficoltà e resta indietro con il pagamento delle bollette, percentuale che arriva al 12% se si considera anche il pagamento di affitti e mutui; inoltre circa il 29% della popolazione nazionale avrebbe problemi economici.
La crisi economica nel Paese morde ancora e riteniamo che chi amministra le istituzioni abbia la responsabilità di prendere iniziative a favore della cittadinanza. Prima ancora di dare sussidi, che oggi sembrano particolarmente necessari, occorre fare serie riflessioni sulle società partecipate che gestiscono i servizi al cittadino e vedere dove è possibile migliorare, affinché i servizi stessi siano più efficienti e soprattutto al minor costo possibile.
Le società partecipate, come per esempio Isontina Ambiente e Irisacqua, non hanno concorrenza e sono quindi di fatto aziende monopoliste: non hanno bisogno di confrontarsi con il mercato e di verificare continuamente (o almeno periodicamente) le loro strategie per sopravvivere nel mercato. Conseguentemente, non hanno bisogno di migliorare per non fallire o per non essere soppiantate da aziende capaci di ottenere migliori performance, dato che comunque la domanda degli utenti è assicurata e nessuno metterà mai in dubbio la permanenza ai vertici degli stessi amministratori o presidenti – perché qualcuno pagherà sempre i conti che presentano: i cittadini.
E se un presidente viene cambiato, come abbiamo appena appreso dalla stampa riguardo a Irisacqua, la ragione non è certo quella di cercare una migliore e più efficiente guida alla testa della società partecipata. Negli ultimi dieci anni, infatti, a capo di Irisacqua c’era un Amministratore Unico che era stato scelto non per le competenze che poteva offrire, ma perché era targato PD ed era una figura adatta al vecchio e collaudato consociativismo. Ora nell’Isontino stanno cambiando gli equilibri politici e il Sindaco di Gorizia insieme a quello di Monfalcone, entrambi di centro destra, hanno scelto un nuovo Amministratore Unico (un geologo di Monfalcone, libero professionista). Chi protesta per la nomina è il centro sinistra, ma solo perché si sono rotti “equilibri territoriali e metodi consolidati negli anni”. Come al solito, al centro della discussione non c’è il bene dell’azienda e la capacità di ottenere importanti performance manageriali, ma il colore politico della persona scelta e la dimostrazione di potere di chi ha fatto la scelta.
Invece l’obiettivo delle società partecipate, in quanto aziende pubbliche, dovrebbe essere unicamente quello di offrire i migliori servizi ai minori costi per i cittadini. Al contrario, come abbiamo testimoniato più volte nelle nostre denunce, spesso i cittadini pagano non solo per la gestione dei servizi, ma anche per la cattiva gestione della società partecipata che li offre.
Rosamaria Forzi
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