L’elezione di Rodolfo Ziberna a sindaco di Gorizia mi ha fatto venire in mente quello che diceva, alcuni anni fa, un mio amico: “questo non è il nuovo che avanza ma sono gli avanzi del vecchio”.
Devo dire che nulla mi sembra più azzeccato per esprimere con una frase ad effetto quanto avvenuto ieri nel segreto delle urne.
Sì, perché, indubbiamente, Ziberna rappresenta quanto di più vecchio possa esserci, sia nella forma che nei contenuti.
Tutta la sua campagna elettorale è stata caratterizzata da un’ostentazione di forza, a cominciare da quella serie di giganto-manifesti in cui appariva perennemente corrucciato ed ingessato in una posa del tutto innaturale.
Il suo curriculum vitae si compone di una serie ininterrotta di poltrone, secondo la migliore tradizione dei politici italiani, politici, appunto, di professione.
Di tutte le roboanti promesse fatte ai goriziani rimarrà ben poca cosa, a cominciare dalla cosiddetta Zona Franca, che difficilmente riuscirà a far ingoiare all’ Unione Europea.
In materia sanitaria si è spinto ben oltre le limitate competenze che spettano a un sindaco e, anche qui, la delusione per i cittadini sarà inevitabile e, ahimè, cocente.
Ma dove ha davvero superato se stesso è stato nel proporre rimedi al fenomeno dell’immigrazione.
Si è impegnato a far chiudere la Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato, come se in questa decisione potesse avere la benchè minima voce in capitolo, e si è spinto fino al punto di accusare la Caritas di arricchirsi sulla pelle dei rifugiati!
Se a questo aggiungiamo un procedimento penale conclusosi per intervenuta prescrizione ed uno presso la Corte dei Conti, tuttora pendente, il quadro è completo.
A proposito di queste ultime vicende, quello che sconcerta è che una persona che si candida alla guida di una città non avverta il dovere morale di chiarire, al di là di ogni ragionevole dubbio, la sua posizione davanti alla Giustizia, tanto più proponendosi di rivestire una carica che vede nell’assegnazione degli appalti una delle sue competenze principali.
Che questo modo di fare corrisponda ad un suo habitus mentale lo si è potuto constatare di recente quando una mano misteriosa ha provveduto a rendere noto il contenuto di una delibera di giunta e di una determina dirigenziale che conferivano, su espressa indicazione dell’assessore competente (lui), un incarico a quella medesima ditta affidataria dell’appalto per il quale vi era stato il rinvio a giudizio.
Tutto ciò premesso, non ci rimane altro se non chinare la fronte dinanzi alla volontà popolare e unirci al coro degli immancabili osanna.
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