Mentre in Italia si parla di ripresa economica e di uscita dal tunnel, a Gorizia l’imprenditore Swi srl, ex Safog, per intendersi, licenzia con una mail 33 lavoratori, privi di ogni ammortizzatore sociale e si sottrae ai tavoli di trattative proposti dalla regione.
Gorizia perde così l’ultimo pezzetto della sua storia industriale. Chiuso il Cotonificio che occupava 3500 persone, chiusa la Safog, chiusa da tempo anche la Vouk, Gorizia ha perso migliaia di posti di lavoro e industrie solide e di eccellenza. Industrie che hanno fatto la storia della città anche dal punto di vista civile e politico.
Ogni anno l’ANPI ricorda, con il sindacato e un folto gruppo di operai, quelle maestranze che negli ultimi giorni di aprile 1945 dai tetti delle stabilimento difesero le fabbriche dai possibili assalti dei 20.000 cetnici, truppe collaborazioniste dei tedeschi, che stavano allontanandosi disordinatamente alla città. La cosiddetta battaglia delle fabbriche costò la vita a cinque lavoratori di cui ogni anno ricordiamo il sacrificio con una corona di fiori all’ ex Cotonificio ed un discorso alla Safog. Operai che difesero il loro posto di lavoro, operai che adesso lo perdono in un contesto di rassegnazione e di rinuncia da parte dell’intera città.
Già anni fa ci fu un’analoga crisi, ma allora politici, gente comune, amministratori andarono ai cancelli per portare aiuto e solidarietà. Perchè oggi questo non accade? Cosa si sta facendo per imporre alla fabbrica un atteggiamento diverso? Cosa ne sarà dei licenziati? Non possiamo lasciare che la fabbrica chiuda nella passività generale e che questi lavoratori non siano sostenuti dalla intera comunità. adg
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