E’ inutile cercare di non cogliere lo spirito censorio dell’azione dell’assessore alla cultura, che detta lui le condizioni per cui certe opere o non devono essere esposte, o lo possono essere solo a determinate condizioni.
Questa è censura, la stessa che si applicò ai film di Pasolini, (La ricotta, Teorema) che potevano piacere o non piacere, ma la gente aveva diritto di vedere.
Ma c’è qualcosa che evidentemente solo il Forum coglie ed è il carattere politico del diniego. Se si fosse trattato dell’esposizione di un altro gruppo la censura non ci sarebbe stata.
Illuminanti le parole di Antonio Devetag che sfoggia un lessico da anni ’50, rintracciabile anche sul sito di Autonomia Responsabile.
Parla di “installazioni molto ideologiche con qualche genialata da quattro soldi… un muro, vale a dire un must della sinistra goriziana (i muri in testa, la psicanalisi di massa in piazza Vittoria (???)… pervase da quella didattica engagè di gramsciana memoria con cui un manipolo di sedicenti intellettuali vuole inculcare al popolo bue [leggete voi avanti, perchè ho paura di trovare che siamo zecche rosse]” Devetag con questo scritto rivela che: primo, non ha la più pallida idea di cosa Gramsci abbia scritto e odia la psicanalisi, evidentemente sposando le teorie di Lombroso, secondo, usa termini come “popolo bue, manipolo”, che indicano chiaramente dove lo porta il cuore, terzo, insulta in modo pesante il gruppo Koinè, quarto, fa chiaramente capire che il diniego alla mostra è solo di carattere ideologico e non artistico.
Quindi chi teme di poter essere meno libero di utilizzare il proprio cervello privo di fez, teme giusto e chi afferma che stupidamente si vuole buttare in politica una cosa tecnica, come al solito non va a fondo delle cose e si ferma in superficie. adg
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