Il 21 settembre è entrato in vigore, in modalità provvisoria in attesa dell’esito del voto di tutti i Parlamenti degli Stati membri dell’UE, il CETA (Comprehensive economic and trade agreement), accordo commerciale fra Unione europea e Canada che elimina i dazi sulla maggior parte di beni e servizi e prevede il mutuo riconoscimento della certificazione per una vasta gamma di prodotti.
Il CETA si può fermare, basta che un Paese, anche l’Italia, ne blocchi la ratifica, riaprendo in Europa una discussione più approfondita e più trasparente.
Per raggiungere questo obiettivo serve un impegno chiaro e comune da parte di tutta la comunità. Ognuno deve fare la propria parte: parlamentari, gruppi parlamentari, Comuni, Regioni, cittadini, associazioni, partiti devono pronunciarsi con una posizione chiara ed inequivocabile su questo Trattato.
Ed è proprio quello che sta avvenendo: grazie alla massiccia mobilitazione in tutto il Paese si è formato un intergruppo parlamentare #NoCETA, che supera già i 50 rappresentanti di tutti gli schieramenti, per cui la discussione in Senato, prevista per questi giorni, è stata rinviata, facendo ben sperare su un ripensamento da parte dei parlamentari originariamente a favore del CETA.
Questo Trattato porta con sé tantissimi dubbi per i potenziali pericoli per la salute, l’ambiente e le economie dei singoli Stati. Da più parti infatti è stato lanciato l’allarme per le preoccupazioni che riguardano vari settori fondamentali per la nostra economia, quale, per esempio, quello agroalimentare e la protezione delle specificità.
Ma è l’intero sistema a preoccupare soprattutto per l’ambiente e per la salute, ritenendosi probabile, se l’accordo si dovesse concludere negli attuali termini, l’ingresso in Europa di principi attivi vietati nel Continente da decenni, con la previsione di comitati bilaterali che potranno decidere e modificare sulla logica degli interessi e dei profitti di pochi, gli standard relativi alla sicurezza alimentare, quella dell’ambiente, dei prodotti messi in commercio, del lavoro, ecc., tanto per citare solo alcuni temi.
Preoccupazioni vengono anche da una ipotizzata e molto probabile perdita di sovranità degli Stati membri, dovuta alla creazione di un meccanismo di soluzione delle controversie sugli investimenti che, ad interpretare le notizie che si riescono a leggere, sarebbe troppo sbilanciato a favore dei privati, agevolando così gli interesse delle multinazionali.
In Italia il CETA, attualmente, è sostenuto dal PD, Forza Italia, i centristi di Casini e Alternativa Popolare di Alfano (ma anche all’interno di queste forze politiche si stanno creando gruppi contrari all’accordo).
Contro questo trattato, da molti denominato “tossico” per tutte le sue criticità, uno schieramento di partiti tra i quali il M5S, la Lega Nord, Fratelli d’Italia e i partiti di sinistra, oltre a tantissime associazioni e amministrazioni comunali di tutta Italia.
Nella Regione Friuli Venezia Giulia 78 sono i Comuni che hanno preso una posizione approvando un documento politico, la mozione, diretto in modo inequivocabile, a far conoscere al Parlamento nazionale il parere contrario della comunità di riferimento, nei confronti di questo Trattato e a chiedere che lo stesso non entri in vigore o, quantomeno, che vengano ridiscussi i punti controversi.
A Gorizia?
A Gorizia la mozione STOP-CETA è stata presentata in Consiglio comunale il 19 settembre dal consigliere Tomasella, Lega Nord, ma non è stata messa al voto.
Perchè? Il sindaco Ziberna, Forza Italia, ha ritenuto, infatti, di farla propria, assicurando il suo impegno sull’argomento. In questo modo però è venuta meno la pronuncia del Consiglio comunale. È lecito chiedersi: “impegno” a fare cosa? A portare avanti una campagna cittadina promossa dal Sindaco stesso contro il CETA?
E, soprattutto, come può il sindaco sostituirsi in una dichiarazione politica di così ampia rilevanza e portata al Consiglio comunale, organo politico rappresentativo di tutta la comunità goriziana? Che valore può avere una qualsiasi presa di posizione del Sindaco rispetto al voto dell’organo politico del Comune?
Equilibrismo politico o che altro? Non si conosce il motivo di questa decisione del Sindaco, né tantomeno, le ragioni della dichiarazione di soddisfazione del consigliere Tomasella della Lega Nord, visto che non si sa come il Sindaco intenda realizzare questo impegno sostituendosi al pronunciamento della posizione politica dell’Assemblea cittadina, ma, soprattutto, quello che più interessa, non si sa, ad oggi, se Gorizia è una città STOP-CETA! Stefano Cosolo
Le amministrazioni comunali in Friuli Venezia Giulia contrarie al Ceta:
UDINE: Aiello del Friuli, Ampezzo, Artegna, Attimis, Basiliano, Bertiolo, Buttrio, Camino, Campoformido, Cervignano del Friuli, Corno di Rosazzo, Codroipo, Dogna, Faedis, Fiumicello, Gemona del FriuliLatisana, Lestizza, Majano, Martignacco, Mereto di Tomba, Mortegliano, Moruzzo, Muzzana del Turgnano, Nimis, Osoppo, Pagnacco, Palazzolo dello Stella, Pasian di Prato, Pavia di Udine, Pocenia, Porpetto, Pradamano, Precenicco, Prepotto, Ragogna, Reana del Rojale, Remanzacco, Rive D’Arcano, Rivignano Teor, Ronchis, San Giovanni al Natisone, San Vito di Fagagna, Sedegliano
Talmassons, Torreano, Treppo Grande, Udine, Verzegnis, Villa Vicentina, Zuglio.
GORIZIA: Capriva del Friuli, Cormons, Dolegna del Collio, Farra D’isonzo, Medea, Ronchi dei LegionariSan Canzian d’Isonzo, Sagrado.
PORDENONE: Andreis, Barcis, Caneva, Cavasso Nuovo, Clauzetto, Cordovado, Fanna, Fiume Veneto, Frisanco Maniago, Meduno, Pinzano al Tagliamento, San Quirino, Sequals, Spilimbergo, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto, Vivaro.
(fonte il Friuli.it)
L.’elenco dei Comuni è da aggiornare, si contano al momento 141 comuni Stop Ceta su 216
Vi posso inviare la tabella aggiornata
Emilia Accomando
Coordinatrice StopTTIP/Stop CETA di Udine