Parafrasando lo slogan di una proposta politica di qualche anno fa, “cambiare si può!”, oggi possiamo chiederci, di fronte al puntuale “progetto della sinistra” in prossimità di due importanti appuntamenti elettorali, le elezioni politiche e regionali (nella nostra Regione FVG) del 2018, se, rispetto alla desolante e inconsistente realtà politica della sinistra italiana attuale e, soprattutto, alle fallimentari esperienze del passato, il progetto lanciato da Anna Falcone e Tommaso Montanari incarni, nella sostanza e nel metodo, una proposta originale e rivoluzionaria o la copia di esperienze già conosciute.
Come sempre accade, almeno nella fase iniziale, obiettivi ed entusiasmo non mancano. Così il 18 giugno 2017 al Teatro Brancaccio di Roma, Tommaso Montanari esordiva: “Vogliamo costruire una grande coalizione civica di sinistra, alternativa al PD, capace di portare in Parlamento quella metà del Paese che non vuole andare a votare”.
Facciamo un passo, anzi… tre passi indietro.
Circa 10 anni fa, l’8 e il 9 dicembre 2007, si svolgeva, alla Fiera di Roma, una convention tra il Partito della Rifondazione Comunista, il Partito dei Comunisti Italiani, la Federazione dei Verdi e Sinistra Democratica dalla quale usciva il progetto “La Sinistra – l’Arcobaleno” (in breve Sinistra Arcobaleno) con l’obiettivo dell’unificazione, in un’unica formazione politica, dei partiti a sinistra dell’allora appena nato PD.
La coalizione si presentò alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile del 2008 con il candidato premier Fausto Bertinotti e a quelle regionali del Friuli Venezia Giulia, tenutesi lo stesso giorno, con un programma legato alla tradizione della sinistra (lavoro, pensioni, salari, lotta alla precarietà, impegno per la pace, diritti civili, stato laico) unito alle tematiche ambientaliste della Federazione dei Verdi. Alle elezioni politiche la lista si attestò attorno al 3% dei voti, non riuscendo a superare le soglie di sbarramento e, dunque, non riuscendo ad eleggere nessun rappresentante né alla Camera né al Senato. Nelle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia le cose andarono un “po’ meglio”, riuscendo con il 5,65 % ad eleggere due consiglieri regionali.
Arriviamo a dicembre 2012, precisamente il 1° dicembre, a Roma al Teatro Vittoria quando si tenne la prima assemblea della campagna “Cambiare si può! Noi ci siamo” promossa da personalità di spicco della società civile, della cultura, dell’economia, dello spettacolo, ecc… Sul sito di questo progetto politico, nato con l’obiettivo di presentare alle elezioni politiche del 2013 “una lista di cittadinanza politica, radicalmente democratica, alternativa al governo Monti, alle politiche liberiste che lo caratterizzano e alle forze che lo sostengono” si leggeva, tra le altre cose, che trattasi di “un’iniziativa politica nuova e non la raccolta dei cocci di esperienze fallite, dei vecchi ceti politici, delle sigle di partito, della protesta populista…
Un’iniziativa che porti alla costituzione di un polo alternativo agli attuali schieramenti, con uno sbocco immediato anche a livello elettorale… Un’iniziativa che parta dalle centinaia di migliaia di persone che nell’ultimo decennio si sono mobilitate in mille occasioni, dalla pace ai referendum, e che aggreghi movimenti, associazioni, singoli, amministratori di piccole e grandi città, lavoratrici e lavoratori, precari, disoccupati, studenti, insegnanti, intellettuali, pensionati, migranti in un progetto di rinnovamento delle modalità della rappresentanza che veda, tra l’altro, una effettiva parità dei sessi”. È questa un’iniziativa che si aggiungeva a molte altre (ALBA, Popolo Viola, ecc.) a dimostrazione di una società italiana in fermento, desiderosa di democrazia e della sua massima espressione: la partecipazione.
Purtroppo sempre nel dicembre 2012 si mossero anche alcuni partiti che dettero vita al progetto “Rivoluzione Civile”, tra questi Italia dei Valori, Partito dei Comunisti italiani, Rifondazione comunista, Federazione dei Verdi e alcuni movimenti come il Movimento Arancione, Ecologisti e reti civiche, mentre altri, come ALBA e il Popolo Viola, se ne dissociarono e finendo poi anche il proprio percorso, come accadde all’iniziativa “Cambiare si può”. Alle elezioni politiche del 2013 la Lista Ingroia otterrà 2,25 % alla Camera e 1,79 % al Senato non riuscendo a far eleggere nessun rappresentante.
Un tentativo di unificare la sinistra italiana si ebbe anche nel 2014 in occasione delle elezioni europee quando si costituì L’Altra Europa o Lista Tsipras, una coalizione a sostegno della candidatura di Alexis Tsipras, presidente del partito politico greco Coalizione della Sinistra radicale (SYRIZA), candidato a presidente della Commissione europea per il gruppo Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica. La coalizione comprendeva, tra gli altri, il Partito della Rifondazione Comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Azione Civile, ecc… La lista riuscì a superare lo sbarramento previsto del 4% ottenendo il 4,03% e ad eleggere tre deputati al Parlamento europeo.
Ma il progetto L’Altra Europa per Tsipras che sarà presente anche alle elezioni di alcune regioni nel 2015, non solo non riuscì ad aggregare le varie formazioni della sinistra italiana, ma subì anche un processo di disgregazione. Nota fu, per esempio, la posizione di Barbara Spinelli, eurodeputata che deciderà di uscire dalla lista l’Altra Europa con Tsipras per rimanere a Strasburgo come indipendente nel gruppo Sinistra Unitaria Europea-Ngl e di non partecipare a nessun gruppo politico italiano, come ebbe a dire per non “contribuire all’ennesima atomizzazione della sinistra”.
Detto questo, come estrema sintesi dell’ultimo decennio politico caratterizzato da alterne vicende fallimentari o quasi, mi preme ritornare al “Brancaccio” con un pensiero a quella che, di questi anni, ritengo sia stata l’iniziativa più interessante, ovvero quella di “cambiare si può” di cui ho accennato in breve, iniziativa poi “affossata” quasi sul nascere dall’ “invasione” di alcuni partiti e dalle loro logiche egemoniche e spartitorie del potere che tutti noi ben conosciamo.
Leggo nei vari interventi e documenti, che il progetto del Brancaccio, è ancora un “cantiere aperto” di idee e contributi, aperto anche negli obiettivi e nella forma da assumere, ondeggiando tra varie ipotesi, soggetto nuovo, federazione di partiti, aggregazione di varie espressioni politiche dell’attuale società o qualcos’altro. In questa fase, sicuramente tanto caotica quanto interessante e stimolante, mi sento però, vista appunto l’esperienza storica recente e la constatazione più che mai attuale di quanto sia lontana oggi la politica dei partiti rispetto le esigenze dei cittadini, di esprimere qualche dubbio sulla possibilità di convivenza tra i partiti delle varie “anime” della sinistra italiana e i milioni di persone espressione di quella metà e anche più del Paese cui accennava Montanari, che non va più a votare. Penso, infatti, che i partiti possano riuscire anche a “federarsi”, continuando a rappresentare così solo se stessi, cioè i quadri dirigenti e un numero esiguo di adepti, ma non a rappresentare il popolo.
Un appello in conclusione. Smettiamo di chiamare “società civile” i cittadini singoli, i comitati, le associazioni, le liste civiche che ogni giorno in Italia si battono per fermare il consumo del territorio, per l’acqua pubblica, contro gli impianti industriali inquinanti, per la legalità e per portare avanti concretamente modelli economici alternativi a quelli proposti dalla politica ufficiale, che si impegnano nel sociale con atti concreti laddove le istituzioni sono completamente assenti: queste persone stanno facendo politica, quella “nobile”, quella che non risponde alle segreterie dei partiti e che non è mossa dalla bramosia di potere e di successo personale, la stanno facendo ogni giorno tra mille difficoltà e con grandi sacrifici personali.
Ecco mi piace pensare che oggi, parlando di “sinistra”, abbia senso solo riferirsi alla costruzione di un soggetto politico capace di rappresentare queste persone e i loro ideali e valori. Sarà questo il movimento che nasce dal “Brancaccio”? Lo scopriremo presto semplicemente vedendo chi c’è dietro a tirare le fila di questa proposta politica sia a livello nazionale, sia nei comitati locali. Stefano Cosolo.
La mia opinione la sai.se la cosiddetta società spesso incivile non si muove e non occupa spazi politici e’ ovvio che questi saranno occupati dalle solite forze politiche. Personalmente non voglio essere inattiva perché per me siamo ad una vera e propria emergenza democratica
Anna ne abbiamo parlato spesso, tu, fra l’altro se una delle persone più “attive” che conosco, per cui penso di poter dire che non c’è pericolo che tu resti “inattiva”. la questione che pongo è un’altra. Le esperienze fallimentari dovranno pur insegnare qualcosa? Essere “attivi” in contesti che nascono con obiettivi politici poco chiari o , peggio, con riferimenti politici fallimentari del recente passato (di cui ho fatto una breve sintesi nell’articolo), a mio avviso è addirittura dannoso: i partiti che puntualmente si inseriscono in questi progetti, sono partiti finiti e senza futuro, ma hanno ancora una piccola organizzazione che permette loro di “occupare gli spazi”. Nella mia piccola esperienza di partito di sinistra (2 anni con Possibile) mi sono reso conto dei limiti e della abissale distanza che c’è tra queste formazioni politiche e la gente, tutto questo si riflette poi sui risultati siano essi politici nel senso stretto (produzione legislativa) siano essi amministrativi. Piuttosto invece anche i partiti della c.d. area di sinistra spesso mantengono posizioni ambigue sui grandi temi in cui invece la sinistra dovrebbe essere chiara e decisa : un’economia alternativa a quella delle multinazionali, un impegno sull’ambiente come tema trasversale, dal quale non si può prescindere anche quando si parla di movimenti migratori, di lavoro, insomma di sociale. Concludo ricordando che all’attuale emergenza democratica ha contribuito anche la sinistra con la sua inconsistenza e incapacità di leggere l’evoluzione storica della società e i relativi fenomeni.
Condivido il tuo pensiero, Stefano. A questo proposito ricordo alcuni frasi di Alexander Langer, molto ammirato a sinistra ma poco ascoltato, che ho trovato nella raccolta “Il viaggiatore leggero”. Rileggendole oggi si rivelano profetiche.
“Occorre un forte progetto etico, politico e culturale, senza integralismi ed egemonie, con la costruzione di un programma ed una leadership a partire dal territorio e dai cittadini impegnati, non dai salotti televisivi o dalle stanze dei partiti. Bisognerà far vedere l’alternativa di una società più equa e più sobria, compatibile con i limiti della biosfera e con la giustizia” (pag 285).
“In quest’ottica forse sarebbe un’utile sperimentazione se alle prossime elezioni amministrative si promuovessero liste di alternativa democratica, ecologista, solidale e civica, con nomi e connotazioni di volta in volta rispondenti al quadro in cui operano. (…) E naturalmente non come sommatoria tra sigle esistenti o appena ribattezzate, ma come risultante del concorso di soggetti che esprimono davvero processi di scioglimento e ricoagulazione” (pag. 293).
“Ci vuole una formazione meno politica, meno partitica, meno ideologica e meno targata ‘di sinistra’. Ciò non significa che bisogna correre dietro ai valori ed alle finzioni della maggioranza ‘renziana’ (nel testo era scritto ‘berlusconiana’ 🙂 ), anzi. (…) Per aggregare uno schieramento nuovo e convincente bisognerà saper SCIOGLIERE e COAGULARE, unendo in modo saggio radicalità e moderazione” (pag. 309).
Tutto giusto ma in concreto? Dopo avere visto la destra in azione a Grado e a Gorizia che si fa?
Fare rete, continuare ad essere presenti sul territorio con grande impegno , se poi a livello regionale e nazionale si palesano dei percorsi politici credibili e interessanti….tanto meglio…si valuteranno. Ciao
Il problema è nella rappresentanza, chi vuole riformare la sinistra sono gli stessi che non l’hanno saputa rappresentare, solo con un reset totale che escluda tutti i soliti noti si potrebbe ottenere qualcosa, ma anche in questo ormai la sinistra arriva tardi, c’è qualcuno che ci ha pensato prima e che sta realmente rappresentando la gente (con tutte le difficoltà e contraddizioni che ci possono essere), ma attualmente l’unica speranza per questo paese è il M5S, unica forza politica ad essere in grado di fare quel “reset”.
Dissento sulla radicalità dei cinque stelle e lo spiegherò domani con un post
Ricordo, a chi comunque non ha breve memoria, il motivo per cui sono nati, i cinque stelle. La sinistra o i pezzi di sinistra di questi anni, hanno fatto a gara per distinguersi evidentemente da sè stessi… “io sono più a sinistra di te ma meno di quell’altro o più dell’altro ancora”. Forse non si ha abbastanza umiltà per mettere da parte falce e martello mettendosi semplicemente a parlare di lavoro, ambiente, socialità. Archiviando le bandiere sbiadite o la voglia di poltrone.
Analisi perfetta. Quello che dici è tanto triste quanto vero. Il problema che il Movimento 5 stelle, è ben presto diventato esattamente quello che voleva combattere. Ecco perchè non ci credo e non ci ho mai creduto.
Eleonora non spostare sempre il discorso sul m5s, parliamo invece della sinistra, facile sminuire come ho letto nel post di Andrea “la gente che organizza qualche manifestazione in piazza”, questa gente lavora e ci mette anche l’impegno civile, mentre i professionisti della sinistra strapagati, tanto per fare un esempio, sull’abolizione dell’art. 18 hanno fatto 2 giorni di sciopero e poi basta.hanno abbassato la testa….questa è la sinistra? quella dei sindacalisti super pagati che poi finiscono la loro carriere in Parlamento? ….bene per fortuna la gente si è accorta e non li vota più da tanto tempo….detto questo invece di rincorrere la destra come fa il pd o di sputtanare il m5s come fanno i “sinistrati”….si pensi a lavorare sul serio e non per la poltrona personale ad un modello economico diverso da quello attuale, dove tanto per capirci non c’è impresa se non c’è dignità per il lavoratore e rispetto per l’ambiente!
“…. lo scopriremo presto semplicemente vedendo chi c’è dietro a tirare le fila di questa proposta politica sia a livello nazionale, sia nei comitati locali….”
Non serve aspettare per scoprire che son sempre gli stessi epperfortuna son anche sempre di meno…. quelli dell’ “hasta la carega siempre”.