L’uomo dei castagni ha abbandonato il bosco. Contrariamente al solito atteggiamento, stavolta ha voltato le spalle agli alberi e ha preso il largo. Si è imbarcato per una gita in Laguna, nella galassia di isolotti che costellano Venezia. Ha sfidato il temporale che imperversava per riuscire a godere dei colori che turbavano il cielo riverberandosi sul mare.
Ma anche questa volta, come in molti dei suoi dipinti, Franco Dugo tace la presenza dell’uomo, permettendo così una più immediata, totale ed emozionale immissione dello spettatore nella tela.
La sua nuova personale “Il Cielo, il mare” propone colori inediti per parlare però di un medesimo sbigottimento di fronte alle forze e agli spettacoli della natura.
Ventuno le opere che compongono la mostra, articolata nelle tre sedi della galleria Studiofaganel (motore dell’iniziativa), Kinemax e negli spazi espositivi di Belo 189 in via Carducci.
Si tratta di inediti, realizzati nel breve periodo fra maggio e ottobre espressamente per questa personale, che verrà inaugurata giovedì 19 alle 19 con l’intervento di Alessandro Quinzi e sarà corredata da un catalogo che verrà presentato durante il finissage del 18 novembre.
Tele di grande formato e altre di più modeste dimensioni si alternano per raccontare i colori della tempesta nel tentativo dell’artista di conferire lo stesso peso specifico ai due elementi naturali.
Ma è indubitabile: il cielo, le nuvole giocano la parte del leone, con le loro tonalità che virano dal blu notte al violetto aprendosi poi in inattesi bagliori di luce che a volte si distende parallela all’orizzonte, permettendo di intravedere la presenza di isolotti e squarci di vegetazione.
L’uomo, si diceva, è assente. La sua presenza si intuisce perché coincide con lo spettatore, catapultato nel gorgo delle nuvole per provare quello che i romantici definivano “senso del sublime”: un misto di affinità e turbamento, empatia e disagio con un paesaggio che ci fa percepire la nostra piccolezza. Eliana Mogorovich
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