L’altra domenica gli amministratori del Friuli Venezia Giulia sono stati invitati dall’Azione Cattolica a riflettere sull’impegno politico dei cattolici.
Da quando si è iniziato a parlare di tale realtà tanta acqua è passata sotto i ponti. Ammettendo che nell’immediato dopoguerra ci fosse stato un senso nel cercare di definire un partito traente ispirazione dai principi del cattolicesimo (quali?), oggi non è certo più così.
E forse non lo è stato mai in modo così evidente, almeno per due ordini di motivi.
Il primo riguarda la presenza di se-dicenti cattolici in tutti gli schieramenti dell’arco costituzionale. In questo modo essi si trovano divisi praticamente su tutto, compreso i temi etici che un tempo sembravano essere principi non derogabili. Dalla vita nascente al cosiddetto testamento biologico, dai diritti civili alle politiche sull’immigrazione, sembra che il medesimo riferimento evangelico (?) porti a una marea di opzioni politiche in totale contraddizione l’una con l’altra.
Il secondo motivo dipende dall’essenzializzazione del messaggio attuata da papa Francesco, il quale di fatto indicando con molta semplicità e coerenza la strada del Vangelo come una possibilità per salvare tutto ciò che è autenticamente umano, “salta” la mediazione di parte offrendo gli spunti a una mediazione politica che non ha più bisogno di etichette precostituite.
Il caso migrazioni è eclatante. Mentre i cattolici si riuniscono a riflettere sul loro impegno politico, decine di persone “albergano” qualche centinaio di metri più in là, prendendo su di sé tutto il freddo e l’umidità di galleria Bombi. E mentre il papa richiama il dovere dell’accoglienza come il minimo per essere veramente degni del nome “umani”, a Grado si inscena un’orribile gazzarra contro un sindaco reo di aver aperto le porte alle proposte prefettizie in materia di prima e seconda accoglienza dei profughi.
E dai cattolici qualche presa di posizione? Certo, la Caritas svolge il suo compito assistenziale, ma a questo si riduce l’impegno politico? Nessun parroco sulle barricate a Grado per pacificare gli animi richiamando la dignità di ogni persona? Nessun consiglio pastorale in grado di denunciare ciò che sta accadendo in nome della fraternità insegnata dal Maestro? Nessun prelato in grado di trascorrere una notte in galleria, richiamando i politici alle loro responsabilità.
E se manca anche in questi eventi così facili da interpretare e così pressanti nell’invitare a schierarsi, che senso ha chiamare ancora tutti a confrontarsi sull’”impegno politico dei cattolici”? Ab.
Bisogna distinguere tra religiosi bigotti e politici, troppo spesso la chiesa ha fatto politica e non solo un discorso umanitario e sociale, i cattolici ( credenti e non) hanno spesso una collocazione politica radicata e questi sono i risultati. Purtroppo per molti l’ umanità viene dopo la fede politico/ bigotta
Infatti il silenzio delle istituzioni cattoliche e’ pesante . Una parola sul fatto che la gente dorme in galleria la si poteva spendere. Un intervento del vescovo sarebbe stato opportuno