È stata una “piazza” drammatica quella di ieri sera. L’assoluta tranquillità del silenzio da una parte, dei canti popolari e religiosi dall’altra, ha evidenziato l’abisso che si sta creando tra le diverse componenti della società italiana.
Quel surreale guardarsi, pacifici “uomini contro” è penetrato in me come un qualcosa di misterioso e inesplicabile. La luce e l’ombra manifestavano in quel momento un’unica realtà che ci attraversa, nel più profondo della nostra anima.
Come non lasciarsi coinvolgere da un impeto d’amore nei confronti di questa fragile umanità (che siamo noi, ciascuno di noi, con le sue luci e le sue ombre)? E che importante è essere qua oggi, amministratori e persone di ogni ceto e ideologia!
Abbiamo noi in mano la candela della pace o il megafono della divisione. Forse dovevamo unirci stasera, cantare insieme ai nostri “antagonisti” e poi abbracciarci, riempire di fiori quei quattro metri che separavano l’umanità e la disumanità.
Che non sono di qua o di là, ma nell’intimo di ciascuno di noi.È con questa consapevolezza che il silenzio e le canzoni di stasera mi convincono ancor più decisamente a superare strategie e paure per aprire il cuore delle nostre comunità all’accoglienza, alla solidarietà e alla giustizia. AB.
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