Riflettori puntati su “Gorizia News & Views”, il nuovo giornale incentrato sul fenomeno dell’immigrazione e sulla condizione dei richiedenti asilo, nell’ultimo incontro del ciclo di conferenze-dibattiti promossi dal Forum.
Davanti a una platea estremamente folta e attenta, nella sala del Trgovski Dom, il numero zero dell’iniziativa editoriale, nato da un’idea di Renato Elia che si è concretizzata (per ora) nella realizzazione di 8 pagine distribuite gratuitamente con cadenza mensile, è stato illustrato – dopo un’introduzione di Anna Di Gianantonio del Forum – dal direttore responsabile, Vincenzo Compagnone, affiancato dal vicedirettore Eleonora Sartori, da Ismail Swati, uno dei ragazzi pakistani che collaborano alla pubblicazione e dallo stesso Elia.
“Se è vero che uno degli elementi che acuiscono il problema della presenza dei migranti in città è la scarsa conoscenza reciproca, perché ciò che è ignoto, da sempre e in tutti i campi, finisce col fare paura – ha osservato Compagnone – ecco che dal nostro progetto potrà scaturire, forse, un nuovo modo di rapportarsi. Noi speriamo che sia un’occasione, per chi legge, per ricordare che questi giovani sono persone e non solo numeri. Quando si parla di immigrazione spesso si finisce per snocciolare soltanto dati e statistiche. Si dimentica il lato umano. Ecco, noi vorremmo che leggendo Gorizia News & Views si riuscisse a guardare al di là del pregiudizio e della paura per il diverso”.
Trattandosi di un mensile, la nuova iniziativa editoriale non rincorrerà la cronaca, ma cercherà di fare del giornalismo d’inchiesta con interviste e approfondimenti, dando notizie (possibilmente buone) e raccontando delle storie (possibilmente belle).
Di una di queste, contenuta nel numero zero di Gorizia News & Views, ha parlato Eleonora Sartori, che ha intervistato Rahman Armani, un giovanissimo (21 anni) afghano che, grazie anche a un’innata predisposizione per l’apprendimento delle lingue, si è subito inserito nel tessuto sociale cittadino, trovando lavoro in un locale del centro e trovando anche l’amore, visto che, da qualche tempo, ha messo su casa a Gorizia con la fidanzata monfalconese.
“Quello con Rahman – ha rimarcato Eleonora – è stato un incontro sorprendente, che mi ha arricchito anche dal punto di vista umano. Il suo è davvero un bell’esempio di integrazione”.
Renato Elia, che al Nazareno (la struttura di Straccis gestita dalla cooperativa Il Mosaico che ospita il maggior numero di richiedenti asilo, circa 160) cura un interessante laboratorio di cultura, democraziase arte varia, ha spiegato la “genesi” del giornale, nato inizialmente come semplice bollettino interno scritto interamente dai migranti.
“Sono stati soprattutto Ismail Swati e Saqib Rafique – ha raccontato – a raccogliere le mie sollecitazioni e a voler tradurre per iscritto quello che andavano via via imparando”. Elia ha anche precisato come il mensile, nella sua nuova e ampliata veste tipografica, è frutto esclusivamente del volontariato di chi ci lavora, con un supporto organizzativo e logistico da parte del Nazareno e della Casa del Popolo di via delle Monache dove si tengono, ogni martedì, le riunioni dello staff redazionale, di cui fanno parte anche Federica Valenta, Eliana Mogorovich, Manuela Ghirardi, Felice Cirulli e Marta Di Benedetto.
Un emozionato Ismail, “intervistato” da Compagnone, ha poi narrato la sua storia di migrante in attesa da oltre un anno della convocazione da parte della Commissione territoriale che dovrà valutare la sua domanda di protezione umanitaria. “Nella mia terra – ha detto – ho lasciato una casa, una famiglia, e se tante persone si stupiscono perché ci vedono costantemente incollati al telefonino è semplicemente perché qui non conosciamo quasi nessuno, e il cellulare è l’unico mezzo per tenere i contatti con tutti i nostri familiari lontani e aggiornarli sulla nostra situazione”. Familiari che hanno “investito” su questi ragazzi fornendo loro i soldi per affrontare un viaggio alla ricerca di condizioni di vita migliori.
“Vorrei fermarmi qui, trovare un lavoro stabile” ha detto Ismail che, pur essendo laureato in economia e commercio in Pakistan, insieme a Saqib frequenta a Gorizia le scuole per stranieri al fine di conseguire il diploma di terza media. Nel tempo libero continua a coltivare la passione per il giornalismo andando a intervistare personaggi goriziani del mondo del commercio e dell’imprenditoria e facendosi spiegare i problemi delle rispettive categorie.
Un confronto quanto mai sereno e positivo: “Sono sempre stato accolto bene, io credo che la gente di Gorizia sia buona verso chi porta un messaggio di pace”.
Non poteva mancare un accenno alla problematica situazione del gran numero di richiedenti asilo che non trovano posto all’interno delle strutture e che dormono all’aperto, in galleria Bombi, sprovvisti di servizi igienici e di acqua per lavarsi, aiutati soltanto dall’encomiabile opera dei volontari.
Compagnone ha gettato un sasso nello stagno: “Ogni giorno leggiamo sui quotidiani locali prese di posizione dalle quali si evince che tutti vorrebbero por fine a una situazione indecorosa, ma sembra che ognuno vada per conto proprio, che non ci sia un confronto. Possibile che tutti i soggetti istituzionali competenti in materia non possano riunirsi attorno a un tavolo alle 7 del mattino e uscire dalla sala soltanto quando avranno trovato una soluzione?”.
Provocazione raccolta dal viceprefetto Antonino Gulletta che, con la sensibilità e l’onestà intellettuale che lo contraddistingue, ha affermato: “Senza dubbio Gorizia da circa un anno è schiacciata da un numero eccessivo di migranti. Le strutture fanno registrare il tutto esaurito ma intanto i migranti continuano ad arrivare, più di sessanta negli ultimi due giorni. La prefettura fa i salti mortali per alleggerire un po’ la pressione con periodici trasferimenti, ma miracoli non ne può fare, anche perché per legge prima di aprire nuovi centri d’accoglienza dobbiamo sentire il parere dei sindaci. Se questi si oppongono contrari non possiamo intervenire d’imperio requisendo stabili. C’era la possibilità di utilizzare l’ex Ristobar, sotto il cavalcavia di via Trieste, gestito da una cooperativa di Cordenons, ma l’allora sindaco Romoli si era detto contrario. E al Comune di Gorizia non si può dar torto quando afferma che ci sono tanti centri che non accolgono nemmeno un migrante. Per cui, o scatta l’iniziativa di qualche privato, oppure bisogna trovare il modo di frenare i flussi in arrivo che stanno diventando sempre più ingestibili. Credetemi, mi piange il cuore quando al mattino vado a lavorare in Prefettura e vedo, poco più in là, i migranti stesi per terra in galleria Bombi. Ma in questo momento soluzioni non ce ne sono”.
Gulletta ha elogiato l’iniziativa del nuovo progetto giornalistico e formulato gli auguri di buon lavoro allo staff di Gorizia News & Views. L’incontro si è concluso con un intervento, dai toni piuttosto amari, dell’artista Franco Dugo, da sempre particolarmente sensibile al tema dell’immigrazione e che nel numero di dicembre, già in cantiere, sarà intervistato da Eliana Mogorovich. ViCo.
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