18-26 novembre 2017: Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.
Capi di vestiario che non utilizziamo più, come vecchi jeans e T-shirt usate, pentole, soprammobili, tappeti, tappi di bottiglia, pneumatici, vecchie riviste, CD, DVD, vecchi mobili, cartoni delle uova, bancali di legno, lampadine, vaschette in polistirolo, scatolette di tonno, bottiglie di plastica o di vetro, confezioni in tetrapak, residui dei pasti e così via: un elenco al quale ognuno può aggiungere innumerevoli elementi del tipo più diverso ma, attenzione, non chiamateli rifiuti!
A ricordarcelo la S.E.R.R. Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti dal 18 novembre fino al 26 novembre. Il tema della S.E.R.R. di quest’anno è “Diamo una seconda vita agli oggetti”. L’iniziativa europea della S.E.R.R. 2017, infatti, si rivolge a tutti, cittadini, associazioni, scuole, pubbliche amministrazioni, con un vero e proprio invito a provarci, ad ingegnarsi, a dare libero sfogo alla propria fantasia e ad applicarsi per apprendere e attuare “buone pratiche di riutilizzo”, a partire dalla riparazione e dal riuso degli oggetti che altrimenti vengono trattati come rifiuti: si parla, in questo senso di “riciclo creativo” nel senso di azioni finalizzate a ridurre i rifiuti prodotti, dando spazio alla creatività.
Del resto è proprio una decisione del Parlamento europeo e del Consiglio (n. 1386/2013/UE) che, a fronte di tanti anni di “economia lineare”, predatrice di risorse e produttrice di inquinamento, propone un cambio di rotta per passare ad una “economia circolare”, pensata per potersi rigenerare da sola, ecologica nel senso che si ispira ai cicli di funzionamento della natura dove i rifiuti non esistono.
Il passaggio a questo modello economico non è solo un fatto tecnico ed organizzativo, ma una vera e propria rivoluzione culturale che richiede, pertanto, la più ampia partecipazione di tutti: cittadini, imprese e istituzioni. Losa bene il Forum Gorizia che ha sposato totalmente l’idea, inserendola nel suo programma politico, di perseguire l’obiettivo “rifiuti zero” attraverso una trasformazione della produzione, della distribuzione e dei consumi dei beni ispirata al principio, appunto, dell’economia circolare.
Ognuno di noi può e deve essere protagonista di questo “ciclo virtuoso” nelle proprie azioni quotidiane a casa, nel posto di lavoro o in qualsiasi altro contesto sociale in cui si trovi ad agire. Un importante ruolo possono svolgerlo le attività produttive, quelle commerciali e le pubbliche amministrazioni nell’ambito della promozione delle filiere a km. 0 e dell’economia solidale, sostenendo iniziative dirette ad un diverso approccio ai consumi, principali responsabili dell’attuale smodata produzione di imballaggi e di rifiuti. L’amministrazione locale può intervenire per esempio, promuovendo e creando eventi e luoghi di scambio per il riutilizzo e il riuso di materiali obsoleti per alcuni e utili per altri, ricercando a questo scopo, la collaborazione con cooperative sociali o di lavoro createsi sul territorio, oppure impegnandosi ad effettuare acquisti eco-sostenibili, o, ancora, provvedendo all’arredo urbano con materiale sostenibile e possibilmente riciclato o, infine, incoraggiando la pratica del compostaggio da giardino.
Legge regionale 20 ottobre 2017, n. 34 “Disciplina organica della gestione dei rifiuti e principi di economia circolare”.
Proprio il 26 ottobre è entrata in vigore, in Friuli Venezia Giulia, la legge regionale che disciplina il sistema regionale della gestione dei rifiuti, che si propone l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti, attraverso il riciclo e il riutilizzo, in linea con le previsioni comunitarie e nazionali.
In essa è stabilito che Regione, Comuni e l’AUSIR (Autorità Unica per i Servizi Idrici e i Rifiuti) attuino le azioni previste dal Programma regionale di prevenzione della produzione dei rifiuti, anche promuovendo accordi reciproci e con le associazioni degli operatori economici, ambientaliste, di volontariato e dei consumatori, nonché con le istituzioni scolastiche.
Interessante la previsione che gli enti pubblici regionali e le società a prevalente capitale pubblico della Regione e degli enti locali della regione, se vogliono accedere ai finanziamenti regionali destinati all’attuazione di interventi nel settore dei rifiuti, devono coprire il proprio fabbisogno annuale di manufatti e di beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato non inferiore al 30 per cento del fabbisogno medesimo.
La legge prevede, inoltre, che Regione e Comuni possono istituire meccanismi di premialità e di sostegno per le imprese che pongono in essere azioni di prevenzione della produzione di rifiuti. Sono previste, anche, sia la costituzione di filiere di riutilizzo, della riprogettazione e del riciclaggio, legate alla realtà locale sia, al fine di prolungare il ciclo di vita dei beni che il possessore non intende più utilizzare, sia la realizzazione di centri comunali di riuso finalizzati all’esposizione temporanea di beni usati ma ancora adoperabili nello stato in cui si trovano o di beni destinati alla preparazione, mediante riparazione o smontaggio, per il riutilizzo.
Tra le intenzioni, dichiarate dal legislatore regionale, anche quelle di promuovere l’attuazione di sistemi di raccolta differenziata ancora più incisivi al fine di potenziare l’invio dei rifiuti urbani al loro riciclo e di promuovere l’adesione dei Comuni del Friuli Venezia Giulia alla sperimentazione prevista per il sistema di restituzione di specifiche tipologie di imballaggi destinati all’uso alimentare (art. 219 bis Codice dell’Ambiente).
Insomma la rivoluzione è iniziata. Si tratta di una vera e propria sfida all’attuale tendenza della società del consumo e dello spreco.
Sapremo cogliere questa sfida? Saprà coglierla una città come Gorizia in cui la vecchia classe politica propone ancora modelli di economia basati sul consumo diffuso e generalizzato tipo centro commerciale (Variante 41)?
Buon riciclo! Stefano Cosolo
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