L’arte come riabilitazione. Come riempitivo sano e costruttivo. Come metafora di un percorso simile alla vita, dove cura, pazienza e dedizione diventano gli elementi fondamentali per ottenere dei risultati.
Con questo spirito nasce l’idea di avviare un laboratorio artistico all’interno della Comunità Terapeutica “La Tempesta”. Sono passati diversi anni da quando il progetto ha visto la luce, portando alla realizzazione di centinaia di opere secondo stili e tecniche diverse a cui gli utenti della Comunità sono stati indirizzati dai maestri Luciano De Gironcoli, Enzo Valentinuz e Salvatore Puddu.
Nasce così “Laboratorio 6”, titolo della mostra allestita da sabato e visitabile fino al 4 gennaio nelle sale dei Musei Provinciali di Borgo Castello.
Sei sono gli anni trascorsi dall’avvio di questa attività, praticata due pomeriggi a settimana dai pazienti che spesso hanno avuto momenti di scontro con gli insegnanti, altrettante volte si sono sentiti non all’altezza del risultato sperato senza comprendere che il semplice fatto di prendere in mano un pennello per allontanare o dar forma ai propri demoni interiori era esso stesso l’obiettivo.
La collettiva si articola in sei sale, una per ogni anno di attività. Si passa dai graffiti eseguiti grazie al maestro Valentinuz alle incisioni realizzate seguendo i consigli di Puddu passando per le tele costruite grazie al magistero di De Gironcoli fino alla sorpresa di un paravento riccamente ornato risalente ai primi anni di attività.
Prevalgono segni e colori forti, così come le emozioni che li hanno prodotti, sorprende la freschezza di alcune opere senza tuttavia che nulla sia lasciato al caso. La mostra, che come anticipato resterà aperta fino al 4 gennaio, può essere visitata dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19. Eliana Mogorovich.
“Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati.
Dove andiamo?
Non lo so, ma dobbiamo andare.”
diceva Jack Kerouac.
La stessa cosa dice bene Eliana: “il semplice fatto di prendere in mano un pennello per allontanare o dar forma ai propri demoni interiori era esso stesso l’obiettivo”.
In parecchi anni di lavoro in corsi di formazione rivolti a persone in condizioni di svantaggio sono giunto alla stessa conclusione: a volte l’obiettivo non è tanto l’attestato che conseguiranno o il bagaglio di conoscenze e competenze che acquisiranno, quanto la riscoperta del valore di se stessi e la capacità di reazionarsi all’interno di un gruppo. Spesso più variegata (per provenienze geografiche ed esperienze personali) e “disastrata” (problemi di dipendenze, di disagio mentale, non conoscenza dell’italiano…) è la classe, più sacattano meccanismi di mutuo aiuto e solidarietà sorprendenti. Da lì può cominciare un processo di integrazione (o re-integrazione) sociale. Questo riportare al centro delle nostre azioni la persona forse è l’operazione culturale più vera e profonda che si può compiere, e ha una potenzialità dirompente nel cambiamento del mondo che ci circonda. È cosa importantissima, che spesso dimentichiamo, presi come siamo dalla corsa ai risultati che ci macina.
Un plauso ai Maestri De Gironcoli, Puddu e Valentinuz che hanno deciso di spendersi in tal senso.