Le parole spese sulla questione migranti in galleria Bombi sembrano essere state spazzate via dal vento forte dell’altra notte. Un vento che di sicuro gli “ospiti” del tunnel hanno sentito molto bene.
Restano l’amarezza e la frustrazione per non riuscire a fare: non a fare di più, ma a fare l’unica cosa che in questo momento serve, ovvero reperire una struttura.
Non sono bastate le parole autorevoli dell’Ordine dei Medici, del Collegio degli Infermieri, dell’Azienda Sanitaria, del Vescovo, degli intellettuali. Non sono serviti i servizi apparsi su Avvenire, sul TG 5, sul Manifesto.
Anzi, a una cosa sono serviti: a far sapere all’Italia dove si trova Gorizia e a dare della città un’immagine del tutto incompatibile con l’aggettivo “turistica” che sta tanto a cuore ai nostri Amministratori.
Ma voi ci verreste in una città in cui dormono in una galleria fredda e umida 160 persone che non hanno la possibilità di lavarsi?
Tralasciando solo per un istante la questione morale, il danno di immagine è ingente. Di questo ringraziano i commercianti, gli esercenti che dell’indotto generato dai turisti (pochi o tanti che siano) ci campano.
E’ evidente ormai a tutti (anzi, a tutti meno UNO) che a patire le conseguenze dell’immobilismo, dell’irresponsabilità, dell’ignavia non sono solo LORO, i migranti senza nome, ma la città intera.
Ci sveglieremo prima che sia troppo tardi? Nell’attesa del miracolo, sottopongo alla vostra riflessione quattro articoli della Convenzione di Ginevra relativa al trattamento dei prigionieri di guerra:
Il trasferimento del prigioniero di guerra si farà sempre con umanità e in condizioni analoghe a quelle osservate per gli spostamenti delle truppe della Potenza detentrice.
La Potenza detentrice fornirà ai prigionieri di guerra trasferiti acqua potabile e vitto in sufficienza, come pure il vestiario e le cure mediche necessarie; essa prenderà tutte le precauzioni utili per provvedere alla loro sicurezza durante il trasferimento ed allestirà, il più presto possibile, un elenco dei prigionieri trasferiti.
Se i prigionieri di guerra devono passare, durante il trasferimento, per dei campi di transito, il loro soggiorno in questi campi dovrà essere della più breve durata possibile.La razione alimentare quotidiana di base sarà di quantità, qualità e varietà sufficienti per mantenere i prigionieri in buona salute ed impedire perdite di peso o perturbamenti dovuti a denutrizione. Sarà pure tenuto conto del regime cui i prigionieri sono abituati.
La Potenza detentrice fornirà ai prigionieri di guerra che lavorano i supplementi di vitto necessari per l’adempimento del lavoro al quale sono adibiti.
L’acqua potabile sarà fornita ai prigionieri di guerra in misura sufficiente. L’uso del tabacco sarà permesso.
I prigionieri di guerra dovranno partecipare, in tutta la misura del possibile, alla preparazione del loro vitto; essi potranno, a questo scopo, essere adibiti alle cucine. Essi riceveranno, inoltre, i mezzi per prepararsi da sè i viveri supplementari di cui disponessero.
Locali convenienti saranno previsti come refettori e mense.
Sono vietati i provvedimenti disciplinari collettivi che colpiscono i prigionieri nel vitto.La Potenza detentrice dovrà prendere tutti i provvedimenti igienici atti ad assicurare la pulizia e la salubrità dei campi ed a prevenire le epidemie.
I prigionieri di guerra disporranno, giorno e notte, d’impianti sanitari conformi alle regole dell’igiene e mantenuti in condizioni di costante pulizia. Nei campi dove si trovano delle prigioniere di guerra, dovranno essere loro riservati degli impianti sanitari separati.
Oltre ai bagni e alle docce, dei quali i campi dovranno essere provvisti, saranno forniti ai prigionieri di guerra acqua e sapone in quantità sufficiente per le cure quotidiane della loro pulizia corporale e per lavare la loro biancheria; saranno loro accordati a questo scopo gli impianti, le facilitazioni e il tempo necessari.La Potenza detentrice, decidendo di trasferire i prigionieri di guerra, dovrà tener conto degli interessi dei prigionieri stessi, specialmente per non accrescere le difficoltà del loro rimpatrio.
Il trasferimento dei prigionieri di guerra si farà sempre con umanità e in condizioni che non siano meno favorevoli di quelle di cui fruiscono le truppe della Potenza detentrice per i loro spostamenti. Sarà sempre tenuto conto delle condizioni climatiche alle quali i prigionieri di guerra sono abituati e le condizioni del trasferimento non dovranno in nessun caso essere pregiudizievoli alla loro salute.
La Potenza detentrice fornirà ai prigionieri di guerra, durante il trasferimento, acqua potabile e vitto in sufficienza per mantenerli in buona salute, come pure gli effetti di vestiario, l’alloggio e le cure mediche necessarie. Essa prenderà tutte le precauzioni utili, specie in caso di viaggio per mare o per via aerea, per garantire la loro sicurezza durante il trasferimento e allestirà, prima della loro partenza, l’elenco completo dei prigionieri trasferiti.
Perfino ai prigionieri di guerra dovrebbero essere assicurate condizioni migliori di quelle che noi oggi riserviamo ai migranti.
A loro, prigionieri delle pastoie burocratiche, delle beghe istituzionali e dell’irresponsabilità amministrativa nemmeno un cesso per pisciare. ElSa
Sono perfettamente d’accordo.
Visto che non possiamo restare a guardare o peggio continuare a girare la testa dall’altra parte,ho deciso di fare quello che normalmente si mette in atto nei confronti di un animale abbandonato e rinvenuto per strada:
ospiterò uno o due esseri umani a casa mia ,offrendo almeno un tetto e un posto dove dormire,
Sono una sognatrice? No sono solo una persona che è stanca di vergognarsi della propria indifferenza.
Che bella cosa!
Questa mi sembra la migliore idea sulla questione….fattibile anche abitando a ronchi?
La risposta di Andrea Picco al Sindaco di Gorizia su immigrati e galleria Bombi
https://youtu.be/oYH_WGiLtL0