Il primo dato evidente è la disaffezione al voto, più della metà degli elettori ha deciso di non presentarsi alle urne. Il segnale è chiaro, occorre una vera proposta innovativa e non la minestra riscaldata sempre dalle stesse persone e dagli stessi tessitori delle strategie politiche.
Se si pensa alle beghe interne di questo periodo nel centro destra e centro sinistra del Friuli Venezia Giulia, si comprende meglio ciò che è accaduto al Sud.
La Serracchiani sembra non volersi sottoporre al giudizio (probabilmente impietoso) e pare che il suo posto sia preso da capitani di lungo e lunghissimo corso quali Bolzonello o Jacop (che, secondo i quotidiani, verrebbe consolato da un eventuale “no” in Regione con un posto in Parlamento).
Dall’altra parte i giochi sono guidati da Fedriga e Riccardi, altri “vecchi” del partitismo locale, con interventi di figure ben note (La Savino e addirittura Daniela Santanché). Insomma, di fronte a questo impressionante dejà vu, ecco spiegato il 46% di partecipanti e l’exploit dei 5 Stelle che ancora una volta hanno proposto volti poco noti approfittando della stanchezza degli elettori.
Il secondo dato è il tracollo del Partito Democratico, che non oltrepassa neppure la soglia del 20%! Un disastro che ha un nome principale, quello di Matteo Renzi e un atteggiamento diffuso in tutta Italia, quello dell’arroganza di chi crede di poter imporre a tutti il proprio punto di vista e le proprie proposte. E anche questo è un punto importante, in vista delle elezioni politiche del prossimo anno.
Da quando Renzi ha raggiunto il potere, ha inanellato una serie di enormi errori che lo hanno portato a dilapidare in relativo breve tempo tutto il patrimonio di fiducia che molti italiani gli avevano concesso, soprattutto in occasione delle elezioni europee del 2015 (sembra trascorsa più di un’era geologica!).
Il più grande sbaglio è stato quello di volere fare di un governo d’emergenza, esattamente opposto a quello votato dai cittadini nelle politiche del 2013, una compagine in grado di gestire le più importanti riforme costituzionali dal Dopoguerra. E’ una responsabilità da ascrivere anche all’allora Presidente Napolitano e alla sua decisione di non rinviare al voto un Parlamento delegittimato perfino dalle sentenze della Corte Costituzionale.
La Sinistra sostiene di aver ottenuto un buon risultato sostenendo Fava. Contenta lei! Pensare che il 6,9% sia un buon risultato è proprio da veteropolitici che cercano sempre di trovare motivi per dire di “aver vinto” o di “non aver tanto perso”. 54% di astensione, una grande Regione consegnata alla xenofobia e al razzismo, prospettive politicamente nere per il prossimo futuro… Proprio da essere soddisfatti! Se poi si aggiunge il quasi 10% di Casa Pound a Ostia c’è da dire che l’iper astensionismo non può che premiare chi è meglio organizzato, indipendentemente dalle idee e dalle nostalgie fasciste.
Dunque? Dunque c’è molto da riflettere. Come riconquistare a un minimo di partecipazione politica metà degli italiani? Come far sloggiare dalle poltrone coloro che vi sono radicati da troppi anni? Come ricostruire alleanze politiche degne di questo nome, senza imposizioni o atteggiamenti da “o così o carico” tipici dai tempi dell’ultimo Ulivo all’attuale Pd? Come superare la tentazione della mera testimonianza di ideali per trasformare il diritto al Lavoro, all’accoglienza, alla libera circolazione delle persone, all’ambiente sano in un progetto e programma politico? Quale teoria e quale pratica sono da studiare e realizzare, in un approccio alternativo al sistema dominante del Capitale?
Questi sono i veri punti su cui discutere, anche se i tempi sono molto stretti e la tentazione di rinchiudersi nell’angusta discussione su “partiti sì o partiti no” rischia di ridurre la democrazia rappresentativa a qualcosa di molto fragile e privo di autentiche radici di pensiero e di azione. Il sacrosanto desiderio di demolire i retaggi del passato deve urgentemente accompagnarsi a quello di costruire percorsi, progetti e programmi autenticamente “nuovi”. Ab.
Il risultato di queste elezioni chiarisce anche quali siano le vere ragioni alle quali la nuova legge elettorale risponde. Avendo compreso che il PD è ormai fuori dai giochi, Renzi ha preferito consegnare il Paese alle destre piuttosto che ai Cinque Stelle, ripromettendosi di trattare, poi, sotto banco con i vincitori.
La risposta a queste domande c’è già e si chiama Movimento 5 Stelle.
Fabio mi sembra si stia parlando dell’area di sinistra. Nel m5s c’è di tutto compresa una forte componente di destra, lo si vede si vede nel silenzio e nelle contraddizioni su alcuni temi (Europa, immigrazione,per esempio) …e lo si vede nella struttura tutt’altro che democratica, questione che a livello locale, come a Gorizia, di fatto tiene distanti molte persone. Detto questo mi sembra che le domande poste da Andrea siano un buon punto di partenza…la risposta che io dò in estrema sintesi è cambiamento radicale nelle persone, nel concetto di politica e negli obiettivi.