Una domanda sig. Sindaco, che è anche un invito che le faccio a riflettere: lei è convinto che il “mondo” che ci ha rappresentato in questi primi mesi del suo mandato, fatto di tante parole, di accuse a destra e a sinistra (e non è un modo di dire!), di non risposte, di vittimismo retorico e, francamente, alquanto infantile, di luccicanti e costose manifestazioni e di ricerca del consenso attraverso i “like” su fb corrisponda veramente al mondo reale? A quello, tanto per intenderci, in cui vivono le altre persone, compresi i suoi sostenitori, ogni giorno?
Un articolo pubblicato sul quotidiano Il Piccolo del 4 gennaio 2018 intitolato “Lo sfogo di Chiara Pradella – Ho perso la fiducia nella politica locale” mi suggerisce un’amara riflessione filosofica sull’attuale politica locale. Una vicenda, ultima tra le molte che ormai si potrebbero raccontare, molto significativa e paradigmatica su quanto la politica goriziana sia effimera, superficiale, insomma, per usare una parola chiave del pensiero filosofico di Michelstaedter, molto “rettorica” e poco “persuasiva” (parafrasando l’opera che ha reso celebre il filosofo goriziano “La persuasione e la rettorica”).
Sono passati solo sei mesi dalle elezioni che hanno visto l’insediamento del Sindaco Ziberna e già alcuni suoi sostenitori, come Chiara Pradella, candidata con la lista di Forza Italia, sembrano pervasi da una sorta di “pessimismo cosmico” tanto da lasciarsi andare a dichiarazioni del tipo “la speranza è sempre l’ultima a morire, ma non ho più molta fiducia nelle istituzioni locali” e “onestamente mi sono sentita un po’ presa in giro con promesse a vuoto, elettorali e non” apparse, come si è detto, sulla stampa locale.
È nota la passione con la quale, da un paio d’anni, Chiara Pradella si batte perché venga ristrutturato Palazzo Paternolli affinchè sia salvaguardata la sua storia e restituito a Gorizia e al mondo intero il patrimonio culturale che rappresenta, in particolare, la celebre soffitta “cenacolo di Carlo Michelstaedter e della meglio gioventù goriziana degli inizi del Novecento”.
Una battaglia che ha visto assente, purtroppo come spesso accade dalle nostre parti, quasi del tutto la politica locale, fatta eccezione l’impegno profuso della Senatrice Fasiolo. Parole, articoli, promesse ma, di fatto, è mancata, ad oggi, da parte del centro destra, forza politica che governa la città da, ormai, tre mandati consecutivi, una visione e una volontà tali da creare le condizioni perché si dato avvio ad un progetto per il recupero dello storico edficio, tanto che non sorprende il monito del sottosegretario Cesaro “Roma può agire solo in sinergia e con il consenso della comunità locale” (riportato nell’articolo citato), come dire, se a livello locale mancano le idee, la cultura e la lungimiranza politica, non si può pretendere che le istituzioni regionali o nazionali si muovano .
Un destino, quello di palazzo Paternolli, come ci informa la cronaca locale, ora legato all’asta e che potrebbe anche vederlo finire nelle mani di chi non ha nessun interesse a valorizzarne l’importanza storica e culturale. Non sorprenderebbe, infatti, trovare insediati, un giorno, nello storico palazzo, un altro supermercato o un fast food. Del resto le varianti urbanistiche degli ultimi anni, a Gorizia, ci hanno abituato un po’ a tutto!
Non è qui in discussione la scelta politica di Chiara Pradella (Forza Italia), che, ovviamente, rispetto anche se, francamente, non ho compreso in un’ottica di coerenza e di impegno verso un obiettivo che, a mio modesto parere, è ben distante dal contesto politico al quale ha fatto (o fa ancora) parte, piuttosto evidenzio come la sua delusione evoca e si aggiunge a quella di tante altre persone, delle medesime o di diverse appartenenze politiche, proponenti un’idea o impegnate su temi che dimostrano, almeno in apparenza, il desiderio e la volontà di andare oltre all’idea di una società mercificata, superficiale, egoista e individualista.
Ripensando ai luoghi di studio e di travagliate e affascinanti meditazioni del nostro conterraneo filosofo, sono andato allora a rileggermi qualche passo e qualche critica del suo pensiero come sviluppato nell’opera ricordata, “La persuasione e la rettorica”, che lessi parecchi anni fa, tra l’altro, non senza un sofferto coinvolgimento personale. Opera del 1910, che altro non era che la sua tesi di laurea, nella quale egli descriveva la propria concezione filosofica per la quale l’uomo, nella sua esistenza, si trovava di fronte a una drammatica alternativa: l’autenticità della via alla «persuasione» o l’inautenticità del mondo della «rettorica».
Per Michelstaedter il regno della “rettorica”, che rappresentò con l’impietoso ritratto di “un grosso signore” (probabilmente la figura del padre), è la società dal momento in cui, in essa, gli uomini “si son fatti una forza della loro debolezza, poiché su questa comune debolezza speculando hanno creato una sicurezza fatta di reciproca convenzione”. Pur di non rinunciare alla soddisfazione dei propri, spesso effimeri e inutili, bisogni, per acquistare questa “sicurezza” il singolo individuo, rinuncia alla sua libertà, accettando di essere ridotto ad uno schiavo.
Ma il filosofo ci ricorda, anche, che “gli uomini si stancano su questa via, si sentono mancare nella solitudine: la voce del dolore è troppo forte”.
Ecco Sindaco, non voglio stare qui a ricordarle i problemi che affliggono le persone anche a Gorizia, ma semplicemente invitarla a riflettere sul fatto che anche oggi e anche nella nostra pur piccola città, le persone sono “stanche su questa via e si sentono mancare nella solitudine” di chi non ha ascolto, di chi non riceve una risposta ai suoi problemi, di chi si vede ogni giorno prevaricato da interessi egoistici di altri e non trova giustizia, di chi vive in un mondo evidentemente diverso dal suo, dove anche un bicchiere d’acqua può fare la differenza tra l’esistere e il non esistere.
Il “suo mondo” che ha mostrato in questi mesi non mi sembra conciliabile, a mio modesto parere, con la funzione e la carica che, da uomo libero, ha scelto di ricoprire. Ma non è mai tardi per cambiare sempre se si è “persuasi” che chi ha la responsabilità politica di una comunità deve accollarsi il macigno di questo onere, affrontando e combattendo la “rettorica”, piuttosto che alimentarla, cercando di intraprendere, per quanto possibile e con l’aiuto di tutti, la via della “persuasione”.
Una volta tanto ascolti e rifletta. SC
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