L’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2 “Bassa Friulana – Isontina” è stata istituita il 1° gennaio 2015, mediante accorpamento delle Aziende per i Servizi Sanitari n. 2 “Isontina” e n. 5 “Bassa Friulana”, per effetto della riforma sanitaria del Friuli Venezia Giulia, approvata con L.R. n.17/2014. Essa eroga servizi sanitari e socio-sanitari alle popolazioni di 55 Comuni compresi nel proprio ambito territoriale per una popolazione di circa 252 mila abitanti con un territorio che va da Monfalcone a Latisana suddiviso in 4 distretti. Il comune di Gorizia rientra nel Distretto Alto Isontino, che comprende anche i comuni di Capriva del Friuli, Cormons, Dolegna del Collio, Farra d’Isonzo, Gradisca d’Isonzo, Mariano del Friuli, Medea, Moraro, Mossa e Romans d’Isonzo.
Ogni anno viene elaborato il Piano attuativo locale (PAL). Esso è il fondamentale documento programmatico di riferimento per la Sanità ed i Servizi socio-sanitari che gli Enti Locali e le Aziende Sanitarie dovrebbero elaborare in modo condiviso attraverso un percorso di analisi, partecipazione e consultazione. Spetta, infatti, al Piano disegnare lo scenario complessivo e specifico degli indirizzi e delle scelte che la comunità di riferimento è chiamata a realizzare per il miglioramento dei livelli assistenziali e del benessere collettivo.
Le linee per la gestione del SSR (Servizio Sanitario Regionale) prevedono che, per l’anno 2018, la proposta di PAL deve essere trasmessa alla Direzione centrale salute entro il 26 gennaio 2018.
L’approvazione del PAL deve essere fatta entro il 10 febbraio, previo parere obbligatorio della Conferenza dei sindaci. Dati questi termini ristretti, ad oggi, 24 gennaio, il progetto di documento non risulta ancora trasmesso alla conferenza dei sindaci ma, sembrerebbe, solo ad un gruppo ristretto di essi, né, tantomeno, esso è messo nella disponibilità dei rappresentanti la comunità, i consiglieri comunali.
È del tutto evidente che, data la complessità e l’importanza dei temi da trattare, con questo modus operandi l’idea del PAL quale documento programmatico elaborato in modo condiviso tra enti locali e aziende sanitarie rimane del tutto teorica, in quanto, nella realtà, dati i tempi stretti e l’esclusione, di fatto, del Consiglio comunale, non viene attuato alcun percorso plausibile di analisi, partecipazione e consultazione tra azienda sanitaria, sindaci e comunità, diretta interessata dai servizi assistenziali e sanitari.
In particolare questo modus operandi non agevola certo il ruolo, sempre più marginale se non addirittura svuotato di ogni contenuto, della Conferenza dei sindaci, organo deputato al rapporto con l’istituzione sanitaria, già di suo generalmente poco preparato ad affrontare la complessità dei temi sanitari e, ancora prima, di quelli riguardanti la salute pubblica, distinguendosi, spesso, per scarsa capacità progettuale e propositiva.
Quello che sta succedendo quest’anno mi sembra, a memoria, sia un fatto nuovo e molto preoccupante. Approvare il Piano senza la partecipazione e condivisione delle linee programmatiche da parte dei sindaci di tutti i comuni e, quindi, di tutte le comunità di riferimento, significa intraprendere un percorso antidemocratico con evidente vulnus dei diritti dei cittadini, venendo meno il fondamentale rapporto tra offerta del servizio sanitario e reale esigenza delle persone.
L’azione politica di un comune deve essere, innanzitutto, diretta a prendersi cura delle persone: l’amministrazione comunale è l’istituzione pubblica più vicina alle persone, qualunque sia il loro status sociale, giuridico, cittadinanza o nazionalità e come tale deve tutelarne il diritto alla salute e alle cure sanitarie, diritto che va considerato prioritario rispetto agli obiettivi economici. In questa ottica un comune deve essere parte attiva, protagonista, del servizio sanitario, non mero spettatore o organo di ratifica di decisioni prese da altri soggetti in modo univoco e arbitrario.
Molti sono i temi che andrebbero affrontati e approfonditi in sede di programmazione in modo condiviso e trasparente a partire dall’efficienza e dalla specializzazione delle strutture ospedaliere presenti in loco, dall’attuazione della riforma sanitaria, per esempio in materia di progressiva integrazione dei servizi sanitari italiano e sloveno (che è un indirizzo strategico della programmazione regionale), da una compiuta programmazione per realizzare tutti quei servizi territoriali, extra ospedalieri, che ad oggi risultano solo sulla carta o, comunque, ancora poco sviluppati, tanto per citarne alcuni.
Sulla sanità, quest’anno più che mai, è calato un silenzio assordante. Di che cosa si occupa la politica oggi a Gorizia? A cosa è dovuto questo silenzio? Quali sono gli ordini delle segreterie di partito regionali per la sanità nel territorio di Gorizia? In particolare per Gorizia quale sarà l’apporto dell’attuale sindaco al PAL 2018 in assenza totale di un confronto e di un dibattito politico sullo stato della sanità?
Intanto come si è detto, in barba ad una logica del buon senso che suggerirebbe di orientare ed investire su una programmazione strategica e partecipata basata proprio sul confronto aperto e dinamico fra azienda sanitaria e autonomie locali, di fatto il PAL 2018 dell’Azienda per l’Assistenza Sanitaria n. 2 “Bassa Friulana – Isontina” viene discusso e approvato in gran segreto da una cerchia ristretta di persone: sanità bene comune? Stefano Cosolo
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