Riportiamo il discorso pronunciato stamane dalla presidentessa dell’ANPI Anna Di Gianantonio in occasione delle celebrazioni dedicate alla Giornata della Memoria. Lo facciamo perchè si tratta di contenuti dall’altissimo valore storico-culturale. Lo facciamo per commemorare il ricordo di persone che attraverso il loro sacrificio ci hanno permesso di vivere in una società libera. Lo facciamo perchè questo discorso per il volere di qualcuno non avrebbe dovuto essere pronunciato.
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La deportazione e lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento è ancora oggi qualcosa che ci lascia allibiti e attoniti.
Pensare che all’interno della cultura europea si siano nascosti germi razzisti così radicati e profondi e che ci sia stata un’organizzazione statale così efficiente da riuscire a programmare uno sterminio industriale di massa, ci lascia sgomenti. Ancora più sgomenti perchè, come ormai la storia ha dimostrato, gli altri paesi occidentali sapevano e non hanno fatto nulla, non hanno raccolto le grida di aiuto che provenivano dalle organizzazioni ebraiche. La Soah è dunque un crimine che riguarda per sempre tutti noi, noi che condividiamo e siamo cresciuti dentro il sistema culturale ed economico europeo.
Se vogliamo che quanto è accaduto abbia ancora per noi un significato politico e non solo morale dobbiamo imparare a riflettere su quanto è successo.
Da quali idee sono stati uccisi i milioni di vittime del lager? Perchè prima della camera a gas c’è stata una discussione e una campagna culturale e scientifica che ha permesso tutto questo.
Gli ebrei e gli altri oppositori sono state uccisi dai pensieri ottocenteschi e darwiniani, da idee di selezione naturale estrapolate dalla eugenetica e dalla biologia e applicate alle relazioni umane, idee che parlavano di gerarchie razziali, di razza pura e ariana, di popoli destinati ad essere inferiori, come gli slavi che abitavano l’Europa dell’Est e i Balcani, e di popoli destinati allo sterminio totale, come furono gli ebrei considerati un cancro da estirpare. Ancora prima, con l’operazione T4 si era teorizzata l’eliminazione di persone considerate non degne di vivere, come i malati di mente e gli handicappati. Le teorie e le applicazioni furono elaborate dal fior fiore degli intellettuali tedeschi, medici, giuristi, ingegneri, chimici.
Sono tratti che troviamo ancora presenti nella cultura contemporanea, quando qualcuno parla di difesa della razza bianca e aumenta così i suoi voti, quando si costruiscono reticolati per impedire l’accesso a chi fugge da guerre cui spesso collaboriamo, quando si nega lo ius soli ai ragazzi stranieri nati in Italia, quando gli immigrati vengono trattati come esseri sub umani e lasciati dormire per terra.
Uno storico francese sostiene che non è il passato che spiega il presente ma al contrario è il presente che ci fa capire il passato. E’ proprio così: razzismo e fascismo che vediamo oggi all’opera in modo preoccupante e dilagante ci fanno intuire quello che è successo in Germania su larga scala e ci dimostrano che quei germi non sono mai scomparsi dalla cultura occidentale e che dunque bisogna combatterli sempre, con determinazione e senza minimizzarli come molti cercano di fare.
Dall’ Italia, dal paese che era alleato con la Germania nazista, furono deportate oltre 23 mila persone per motivi razziali e politici, di questi un terzo proveniva da questo territorio. Accanto agli ebrei furono caricati sui treni piombati e mandati nei lager migliaia di uomini e donne che furono catturati per il solo fatto di combattere contro il fascismo e il nazismo. Sappiamo cosa il fascismo ha significato in questo territorio soprattutto per gli slavi. Non è il caso di ripeterlo. Ma vale forse la pena ricordare che le leggi razziali del 1938, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo, ebbero dei precedenti. E i precedenti furono il ventennio fascista al confine orientale dove gli slavi vennero considerati razza inferiore. Successivamente le leggi attuate nell’Impero dell’Africa Orientale furono la premessa di quelle antisemite: è facile confrontare la legislazione contro i neri ma soprattutto contro la contaminazione tra neri e bianchi e quella contro gli ebrei che prevede il divieto dei matrimoni misti. I razzisti sono ossessionati dallo ius sanguinis.
Quelli che combatterono contro queste idee radicate anche nella cultura italiana ai massimi livelli e che pagarono un prezzo elevato, con il carcere, con la detenzione, la tortura nelle stanze dell’Ispettorato o nella caserma Piave di Palmanova non possono essere accostati ai loro carnefici.
Non è vero che la morte è uguale per tutti: solo la morte biologica lo è, ma le azioni di chi è morto sono fondamentali e incancellabili. C’è chi è morto per affermare le idee che sono alla base del nostro vivere civile e c’è chi è morto invece per impedire la libertà e la democrazia.
E’ molto grave il messaggio che vuole equiparare vittime e carnefici. Non è così che si educano i giovani: delle azioni che si compiono ognuno deve essere pienamente responsabile. Anche sotto il fascismo ci fu chi scelse la parte giusta. Pensiamo a Vilma Braini, giovane partigiana slovena di Gorizia che aiutò la resistenza slovena, venne arrestata nel carcere di via Barzellini e vide la condizione durissima delle donne recluse, che ha raccontato nella sua testimonianza, e infine deportata a Ravensbrüch. Dunque si poteva scegliere, ognuno era responsabile delle proprie azioni anche allora.
Questi giovani e queste ragazze hanno sfidato la mentalità comune, la paura dilagante, il conformismo e la connivenza dei ceti dirigenti. Sono morti per essere liberi in una società più giusta e senza discriminazioni di ceto sociale, di sesso, di religione e di razza come ci dice la nostra costituzione, come ha ribadito il presidente della Repubblica conferendo a Liliana Segre il titolo di senatrice a vita.
Come ANPI noi difenderemo la Costituzione per cui i nostri padri sono morti, difenderemo la libertà e la verità, il bisogno di uguaglianza e fratellanza tra popoli diversi, il diritto per tutti ad avere una vita migliore, il rifiuto della cultura fascista e nazista. Su questi principi non intendiamo cedere di un millimetro, perchè oggi più che mai è necessario difendere la democrazia aggredita da più parti e quotidianamente. adg
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