Ancora sconcertante, per molti versi, la storia del progetto, in fase di realizzazione, della centrale a Biomassa Sud (uno dei 4 impianti del complesso industriale Three Shades of Green). L’ultima puntata la leggiamo nel verbale della conferenza di servizi convocata il 22 novembre 2017 per la variante al progetto presentata dalla ditta proponente, “costretta” a ridurre la potenza per accedere alle tariffe incentivanti.
A chi e a che cosa serve una centrale a biomassa legnosa in via Trieste in mezzo alle case dei quartieri di Sant’Anna e Sant’Andrea, dietro il campo di calcio della Juventina?
La centrale, non ha un correlato progetto di teleriscaldamento, dunque i 480 kW termici prodotti che fine faranno? Con una potenza così ridotta, la centrale è ancora funzionale all’impianto di trattamento dei rifiuti di alluminio, così come fu presentata in Patto per lo sviluppo della Provincia di Gorizia nel 2014?
A fronte delle emissioni in atmosfera, dell’incognita sulla tipologia e provenienza del materiale gassificato, dell’incognita del pericolo derivante da produzione di gas, dell’impatto acustico, dei potenziali rischi connessi con il trasporto e il deposito delle biomasse legnose, qual è la funzione sociale di questa impresa?
Per l’ennesima volta la Conferenza di Servizi, convocata adesso dalla Direzione Centrale Ambiente e Energia della Regione (ente oggi competente al posto delle soppresse Province), non assoggetta l’autorizzazione né a VAS (valutazione ambientale strategica) nè a VIA (valutazione impatto ambientale) perché considera la sola centrale a biomassa singolarmente e non tutto il progetto Three Shades of Green né, tantomeno, le altre centrali termoelettriche a biomassa funzionanti a Sant’Andrea (a cui ora si potrebbe aggiungere quella a gas metano il cui progetto è stato presentato a dicembre 2017).
Resto basito come sempre dalla posizione della Regione e del Comune. Nel parere tecnico del Comune, si riconosce, correttamente, che tale impianto è classificato come “industria insalubre di prima classe” (D.M. 5 settembre 1994) e che di conseguenza dovrebbe essere “isolato nelle campagne e tenuto lontano dalle abitazioni”, evidenziando che spetta all’industriale l’onere di provare che l’esercizio dell’impresa non rechi nocumento alla salute del vicinato. La domanda è: l’imprenditore ha assolto questo onere? Non è forse la procedura di V.I.A., quella che la Regione non considera applicabile nel caso di specie, l’unica garanzia per verificare se un’impresa reca o no “nocumento alla salute del vicinato”?
Sempre nel ricordato parere si legge che gli interventi previsti in variante “non possono essere vietati dagli strumenti urbanistici”: corretto. Al cittadino qualcuno però deve anche spiegare che la realizzazione del progetto della Centrale Sud è possibile grazie alla Variante 36 approvata dalla maggioranza di centro destra nel dicembre 2012 con la quale si cambiò la destinazione d’uso dell’area da commerciale a industriale e che il Comune di Gorizia non ha un regolamento che preveda le distanze minime di questi impianti dal centro abitato. Ecco perché gli strumenti urbanistici non possono vietare questo impianto!
Insomma se da un lato il parere tecnico “non fa una piega”, da un altro, quello della Regione (Direzione) e dell’amministrazione comunale, quale ente esponenziale degli interessi collettivi della comunità goriziana, non si può dire la stessa cosa.
Dunque la variante è stata approvata e il progetto va avanti. Conferenza, seduta del 22 novembre 2017, tenutasi tra “pochi intimi” e verbale non pubblicato e, quindi, sottratto alla conoscenza dei cittadini in barba al principio della trasparenza in materia ambientale, che si è potuto leggere solo grazie ad un accesso agli atti dei consiglieri regionali del m5s e non senza difficoltà (due mesi per averlo!). Presenti alla conferenza i rappresentanti dell’Azienda sanitaria, di AcegasApsAmga, del Comune di Gorizia e della società istante. I cittadini? Quelli non sono mai invitati, perché dovrebbero esserlo? In fondo su di loro pesa “solo” l’impatto sull’ambiente e sulla salute di questi impianti. SC.
Basta avere copia dei documenti presentati e predisporre uno studio peritale. In via del San Michele ho riscontrato illeciti e reati del tipo permanente. Ovviamente nessuno, sopratutto le associazioni ambientaliste. mi hanno dato ascolto. In realtà sono le prime non interessate in concreto ai problemi. Vogliono solo pubblicitá a buon prezzo. Poi si fermano e non denunciano i reati, ma solo le opinioni e le visioni politiche sulle faccende.
Il comitato #noBiomasseGo ha depositato un esposto in Procura nel dicembre 2015 e nel 2017 una integrazione. La maggioranza di centro destravin questi anni ha votato contro (anzi nel primo caso non ha neanche votato) due mozioni presentate dai cittadini: 1. nel 2015 si chiedeva di ricorrere al giudice amministrativo, visto il costo insistenibile per il comitato; 2 nel 2017 si fornivano 7 punti “tecnici” chiedendo di impegnare il sindaco di approfondirli anche ricorrendo ad una consulenza tecnica esterna ( che ricordo costa non poco). Tralascio tutte le istanze prodotte, tra cui anche all’UE per la questione del mancato assoggettamento a V.I.A.