Oggi 21 febbraio 2018 riapertura (senza inaugurazione questa volta) della scuola L. Perco sita a Lucinico in Via Romana 32.
“Riapertura”? Si fa per dire: uffici segreteria chiusi, un’aula chiusa, auditorium addirittura “sigillato”. Dell’aula insegnanti nemmeno si parla più: chiusa.
L’ultima ordinanza del sindaco di Gorizia sospendeva l’attività didattica fino al giorno 20. Il medesimo giorno c’è stato anche l’ultimo sopralluogo da parte dell’azienda sanitaria.
Questa mattina (21 febbraio) sul sito dell’istituto non risultano essere stati pubblicati né una circolare della preside, né il responso dell’ultimo sopralluogo dell’azienda sanitaria e quindi il parere favorevole o contrario alla riapertura della scuola. Quindi nessuna informazione è stata data ai genitori e, soprattutto, chi ha autorizzato e in che modo la ripresa dell’attività didattica in assenza del via libera dell’azienda sanitaria?
Tutto a posto? Finito l’incubo per alunni, insegnanti e genitori? Purtroppo parrebbe proprio di no.
Si ha notizia, riferita da alcuni genitori, che verso le 8.40 alcuni alunni della classe I^ a (piano terra) sono stati colti da sintomi quali bruciore agli occhi, starnuti e vomito e, per questo, riaccompagnati a casa dai rispettivi genitori venuti, nel frattempo, a riprenderli. Si parla di 8 alunni (circa metà classe). Questa notizia risponde al vero?
Il modo in cui tutta questa vicenda è stata e continua ad essere gestita lascia letteralmente basiti. Non è nelle capacità né nelle funzioni di chi scrive accertare la verità dei fatti e le relative responsabilità. A questo punto è più che mai urgente e improrogabile l’intervento dell’autorità giudiziaria per fare piena luce su tutto quello che sta succedendo e per impedire che si ripetano ulteriori episodi di malessere fisico oltre che avere la certezza che i locali non abbiano ancora una qualche contaminazione tale da avere ripercussioni sulla salute delle persone che li frequenteranno da qui a giugno per 5-6 ore al giorno continuativamente.
Resta da capire se e quali saranno le azioni dei genitori in concreto per tutelare i propri figli, fermo restando che le autorità competenti non decidano di intervenire autonomamente. E ce ne sarebbero tutte le ragioni!
Comunque, in attesa di leggere la relazione dell’ultimo sopralluogo dell’azienda sanitaria (quello del giorno 20 febbraio), si ribadisce che occorre non solo misurare il particolato presente nell’aria ma compiere una specifica indagine campionando l’aria e le sostanze presenti negli arredi, nei muri, nel pavimento, nei solai, nelle tubature dell’impianto di riscaldamento, ecc. al fine di ricercare e misurare tutte le sostanze chimiche che vi si possono trovare (biossido di carbonio, monossido di carbonio, diossido di azoto, diossido di zolfo, composti organici volatili, formaldeide, benzene, idrocarburi policiclici aromatici, ozono, particolato aerodisperso) in particolare a seguito delle combustioni avutesi con l’incendio, oltre che delle sostanze utilizzate per la bonifica e la pulizia dei locali. Solo dopo questi esami e la loro pubblicazione allora, forse, questa storia potrà avere una fine.
…e le pietre nelle scarpe dei cittadini, ora sono macigni.
Alla prossima puntata, anzi ormai si parla di “bollettini”. Eltjon Grizhja
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