La ruota panoramica allestita in piazza Vittoria è stata un flop. Ad ammetterlo è la stessa No End Events che molto onestamente afferma che l’attrazione non ha suscitato in città l’entusiasmo sperato e sperimentato in altre realtà italiane.
A metterci lo zampino è stato anche il maltempo, ma credo che quest’ultimo possa a tutti gli effetti essere considerato un “rischio di impresa”: nel mese di febbraio nel Nord Est d’Italia, più che un rischio, quasi un azzardo.
Ma non è questo il punto: al netto di considerazioni meteorologiche (indubbiamente quest’inverno ce lo ricorderemo per il freddo intenso), bisognerebbe individuare il problema di fondo, quella nota stonata che a Gorizia rovina spesso lo spettacolo, qualsiasi esso sia.
Se non c’è un evento, una fiera, una ricorrenza da celebrare piazza Vittoria è vuota, come del resto molte altre zone di Gorizia e non mi riferisco alle periferie.
La ruota installata al centro della piazza è stata di fatto una cattedrale nel deserto, un’attrazione che da sola di certo non poteva risollevare le sorti di un contesto, commerciale e ricettivo, piuttosto desolante.
Il prezzo del biglietto era di cinque euro e il panorama da godere nemmeno troppo entusiasmante: il Castello sì, ma anche la sciagura dei lavori eseguiti per la risalita. Lo scempio di una collina per un’opera di cui non si intravede la fine.
La domanda che ci poniamo è se vi sia una logica nel programmare le iniziative, o se si decida sull’onda dell’entusiasmo o della moda del momento.
Se in città sono più le serrande abbassate che i negozi aperti, se le strade sono disabitate, se quei pochi locali che funzionano bene vengono ostacolati invece che aiutati, come si può pensare che una ruota panoramica, per quanto bella, possa rianimare un corpo ormai esanime?
Mi dispiace leggere che non torneranno più in città, che la ditta andrà a sommarsi ad altre realtà commerciali che hanno deciso di investire altrove, perché per Gorizia non è affatto una bella pubblicità.
La crisi c’è e già da un po’ di anni, ma c’è dappertutto, non solo a Gorizia, eppure l’aria che si respira in città è decisamente più pesante che in altre parti d’Italia. Il tempo dell’attribuzione di colpe è passato. Sarebbe forse il caso di passare al tempo della visione, dell’ascolto di commercianti ed esercenti e della pianificazione (non solo per Gusti di Frontiera).
Non ci resta che dire: gira la ruota, Gorizia, sperando che al prossimo turno ci sia un jolly e non un perde tutto. ElSa
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