La vicenda del Piano Attuativo Locale 2018 (PAL), fondamentale documento programmatico di riferimento per la Sanità ed i Servizi socio-sanitari che gli Enti Locali e le Aziende Sanitarie dovrebbero elaborare e condividere attraverso un percorso di analisi, partecipazione e consultazione, sta ormai diventando paradigmatica delle nuove frontiere della politica rappresentativa.
Ho già scritto in precedenti post tutta l’indignazione per il fatto che il parere, obbligatorio anche se non vincolante, della conferenza dei Sindaci, in rappresentanza della comunità e delle sue esigenze, quest’anno non sarà, tranne decisioni dell’ultimo minuto, frutto di un documento partecipato e, almeno discusso se non condiviso, da tutte le forze politiche rappresentate in consiglio comunale.
Entro il 31 marzo il direttore dell’Azienda sanitaria dovrà emanare il Decreto del PAL 2018 e inviarlo alla direzione centrale regionale. Ad oggi 4 marzo i consiglieri comunali non hanno né ricevuto copia del documento né discusso di esso in commissione sanità, né tanto meno avuto occasione di un confronto politico in Consiglio comunale.
Lo scorso anno, si era ancora nell’amministrazione Romoli, a fine gennaio venne convocato un Consiglio comunale monotematico sulla sanità proprio per discutere le criticità e le proposte che poi il sindaco avrebbe dovuto rappresentare nel parere della conferenza dei sindaci come istanze del territorio goriziano.
Quest’anno capita che siamo in piena campagna elettorale, prima le politiche e poi subito le regionali: i partiti hanno forse paura di affrontare questo tema in un’assemblea politica pubblica come il consiglio comunale? Hanno paura della democrazia? Prevale forse l’interesse del partito a piuttosto che quello della collettività? Meglio evitare confronti su temi spinosi come la sanità per non perdere voti?
Viviamo giorno per giorno sulla pelle dei cittadini lo smantellamento della sanità pubblica: ultimo fatto, in ordine di tempo, raccontato in un precedente post, la vicenda incredibile della riduzione dello stipendio ai medici che prestano il servizio di “guardia medica”.
Ma dietro a tutto questo ci sono sempre loro: i partiti, che si giocano le risorse della sanità a loro uso e consumo, come strumento elettorale per ricevere consensi o, a seconda, toglierne agli altri. Altro che sanità “bene comune”.
È così vedremo se martedì 6 febbraio in riunione dei capigruppo del Consiglio comunale di Gorizia, i gruppi politici saranno d’accordo o meno di dedicare un consiglio comunale alle necessità, alle carenze e ai problemi della sanità locale al fine di addivenire ad un documento politico da consegnare al Sindaco come istanza proveniente dal territorio da presentare nel parere della conferenza dei sindaci per il PAL 2018. Per sicurezza, il Forum ha comunque preparato una mozione da discutere in consiglio, che verrà ritirata qualora l’argomento venga inserito all’ordine del giorno.
Leggo sulla cronaca di Gorizia del Piccolo di oggi, 4 marzo 2018, tra l’altro per coincidenza giorno della consultazione per le elezioni politiche, che Perazza, segretario locale del PD, in “occasione della prossima presentazione del PAL in assemblea dei sindaci ha chiesto al dirigente Poggiana un chiarimento in merito ad alcuni aspetti che preoccupano il direttivo” ricevendo “risposte precise e rassicuranti, confermate dalla evidenza di azioni e provvedimenti contenuti nel PAL”.
È curiosa questa cosa, per carità legittima quanto si vuole, di un partito che sceglie, almeno così sino ad oggi, di trattare un tema così importante non nell’ “assemblea comunale” istituzionale, cioè il consiglio comunale, ma solamente nell’assemblea del circolo locale.
Allora, ricapitolando, sulla programmazione sanitaria per il territorio di Gorizia (PAL 2018) la maggioranza tace (non pervenuta), il PD procede, per “trattative private” con il dirigente dell’Azienda sanitaria, delle altre forze di opposizione non ho ancora notizia.
La domanda sorge spontanea: ma allora a cosa servono i consigli comunali?
Aveva forse ragione il precedente sindaco Romoli che ne convocava pochissimi così, almeno, diceva lui, si risparmiava sul gettone di presenza ai consiglieri?
Martedì 6 marzo, dopo la riunione dei capigruppo lo sapremo. SC.
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