Uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà, laicità, diritti: a me sembra che le elezioni politiche del 4 marzo 2018 abbiano definitivamente sancito la “rottamazione” di questi valori.
Si “rottamazione”, termine orrendo che è stato utilizzato addirittura per le persone. Perché non usarlo allora anche per i valori? Non è forse vero che negli ultimi anni si sono progressivamente rottamati i valori sanciti dalla Costituzione italiana, laica e democratica, fondata sul lavoro, sull’uguaglianza e sui diritti inviolabili dell’uomo?
Ma mentre si rottama un veicolo o un macchinario per smontarli e recuperarne i pezzi o si ritira un oggetto vecchio per venderne uno nuovo a prezzo scontato, cerco di capire, ogni giorno che passa, se c’è ancora la possibilità di recuperare qualcosa da questi ormai “vecchi” valori di cui nessuno vuole più sentir parlare.
Ma soprattutto mi chiedo, ora che abbiamo così caparbiamente abbandonato questi vecchi e obsoleti valori, forse solo romantiche utopie, quali sono i loro sostituti?
Chiudo gli occhi e cerco di sentire le voci di questi mesi di campagna elettorale:
“… più scuola, più Europa, più sanità, più sicurezza, più religione (cristiana), più cibo per sfamare il mondo, più profitti, più veloci, più informazioni, più innovazione, più carriera, più flessibilità, più vaccini, più vestiti, più auto, più aiutiamoli a casa loro, più figli, più armi, più energia, più shopping, più merito, più memoria, più velocità nella navigazione nel web, più addominali, più successo, più seno, più soldi, più play station, più uomini, più donne, più uomini e donne, più …
… più sviluppo, si più sviluppo e ancora più sviluppo: bisogna superare la crisi. Come? Con lo sviluppo ovviamente.”
“Ma questo sviluppo senza limiti divora le risorse della terra e non porta nuovi posti di lavoro ma solo nuovi schiavi, più sfruttamento e più miseria…” – protesta uno dei vecchi valori rottamati, subito zittito però dalla folla degli elettori italiani indignati da queste insolenti e sinistroidi voci del passato.
Oggi si apre, dunque, una nuova stagione: quella di chi si professa né di destra né di sinistra, di chi urla contro tutto e tutti, di chi se la prende con gli affamati non con chi affama, di chi canta Bella Ciao dopo aver abrogato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, di chi dice una cosa e un istante dopo esattamente l’opposto di quella cosa.
Sinceramente, senza i cari “vecchi” valori, non mi interessa neanche più chi governerà, se governerà e con chi governerà, tra centro destra, centro sinistra e movimento 5 stelle.
È un po’ come quando perdi una persona cara: niente più è lo stesso. Stefano Cosolo
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