Durante gli ultimi giorni di febbraio ci siamo trovati ad accompagnare studenti delle scuole superiori della provincia di Gorizia in un viaggio didattico e di turismo responsabile presso le terre di don Peppe Diana.
Si parla di Casal di Principe e paesi limitrofi della provincia di Caserta, conosciuti dai media nazionali come luoghi fulcro di Gomorra, di terra dei fuochi e camorra al potere.
Aldilà dell’esperienza costruttiva per gli studenti , l’esperienza umana vissuta merita di essere socializzata perchè rappresenta qualcosa di arricchente per tutti.
Effettivamente, per esperienza personale, posso confermare quanto ci è stato raccontato, ovvero che quelle terre fossero soggette, negli anni 90 , ad un controllo militare da parte dei clan camorristici, ad un monopolio totale imposto con la forza e il sangue di settori di mercato in particolare per la vendita del cemento e le imprese private di pompe funebri. Erano anni in cui lo stato veniva veramente sentito come straniero, in una terra in cui dominavano altre regole, perfino per ciò che riguardava l’ordine pubblico o la sicurezza sociale.
Di fatto, una dittatura mascherata da imprenditori senza scrupoli, che interpretavano in versione made in Italy ciò che succedeva già in altri continenti, come quello sud americano, dove appoggi paramilitari o governi fantoccio, erano messi al potere da chi economicamente parlando, governava già nei fatti.
Tali organizzazioni hanno perfino eletto un proprio deputato nell’ultimo governo Berlusconi, Nicola Cosentino, condannato in via definitiva ad associazione esterna di stampo camorristico. Cosentino è stato viceministro dell’economia del settimo paese più industrializzato al mondo ed espressione diretta di uno dei clan camorristici più violenti e senza scrupoli di tutti i tempi nello scenario delle mafie italiane. Comprendere nei particolari i motivi per cui in quelle terre questi clan riuscirono perfino a farsi considerare dalla gente comune come persone meritevoli di rispetto è veramente molto difficile e bisognerebbe approfondire molto più che in un articolo come questo. Posso solo affermare che il confine in quegli anni tra rispetto e timore era molto labile e confuso.
Ma ciò su cui vorrei soffermarmi è avere visto come da un episodio chiave, l’uccisione di un sacerdote molto anomalo, che sfidò i clan vietando loro perfino di partecipare alle cerimonie religiose, è cominciato un periodo di riscatto popolare e di costruzione di qualcosa che può esserci di insegnamento a tutti.
Nasce un comitato popolare fatto da diversi settori della società civile, sia religiosa che laica, che nonostante le minacce, i sabotaggi, i danni a beni privati, si sono uniti e hanno cominciato a far camminare sulle proprie gambe il cambiamento.
Ci dicono: gli arresti della magistratura non servono se le cose non cambiano dal basso.
Nonostante, appunto, il punto di partenza sia stato di minaccia di morte, stanno riuscendo, prendendo in mano beni confiscati ai clan, a farli divenire progetti di imprenditoria capace di stare sul mercato ed inserendo a lavoro persone provenienti dall’area dello svantaggio sociale e/o sanitario. In una zona in cui non si poteva nemmeno parlare di certe cose oggi ci sono centinaia di cittadini che lavorano nei luoghi in cui la camorra aveva investito per riciclare denaro; lo fanno continuando ad avere paura ma camminando a testa alta. Ma i costi umani non sono stati nulli, perchè ci raccontavano che vi sono stati tantissimi problemi personali per tanti “partigiani del bene” (così si definiscono)
L’insegnamento personale e credo utile per tutti è stato comprendere che non vi sono ostacoli al cambiamento se esso cammina sulle gambe delle persone. Il Forum per Gorizia si è prefissato di cambiare la città, ma è importante capire che il cambiamento è possibile se si parte dai noi stessi. Non ci si può accontentare che gli altri facciano per noi; questo è l’insegnamento che l’esperienza ha dato ai ragazzi delle scuole che hanno partecipato, ma per avere l’arroganza di insegnare ai giovani qualcosa dobbiamo imparare a guardarci allo specchio. LC
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