Nell’acceso consiglio comunale di lunedì, è passata un po’ sotto traccia un’interrogazione del consigliere della “Lega Salvini premier” Andrea Tomasella.
La giovane speranza padana chiedeva conto all’assessore alla cultura Oreti di quanto avvenuto il giorno prima, al teatro Verdi, protagonista il noto giornalista Corrado Augias.
Si diceva in particolare esterrefatto per aver sentito dal palco del Verdi critiche al maitre a penser del celodurismo, Roberto Calderoli, e, udite udite, addirittura al federalismo, inaccettabili con la lega al 18%.
Di qui l’oggetto dell’interrogazione: erano stati usati soldi pubblici per quella manifestazione? Era stato concordato con il signor Augias cosa lui stesso potesse o non potesse dire nel suo intervento? Come ci si regolerà in futuro?
Il consigliere in pratica consigliava l’assessore a comportarsi come in occasione della mostra negata la scorsa estate: censurare preventivamente, oppure consentire di dire solo ciò che è in linea con l’amministrazione. Se è così, ti finanziamo; se non è così porta le tue opere, di’ quello che pensi da un’altra parte.
Ecco, questo è ciò che si può tranquillamente ascrivere alla categoria di pensiero fascista. Non serve il fez, il saluto romano, la camicia nera per pensare in modo fascista, spesso non serve neanche essere di destra. Qui a Gorizia non ci facciamo mancare neanche quelli che sono convintamente ed esplicitamente per libro e moschetto, sia chiaro, ma anche chi non rende manifesto questo modo di pensare, basta che apra la bocca una volta per lasciare trapelare il suo “modus cogitandi”. Qui comando io!
Il dissenso non ha ragione d’essere, tantomeno di essere espresso pubblicamente.
Mette un po’ di tristezza pensare che a far la voce grossa, a chieder conto della lesa maestà di un legislatore che definì la sua stessa legge una porcata (da cui il nome: Porcellum) fosse l’altra sera un ragazzo poco più che ventenne, che si occupa di comunicazione, ha un vlog e quindi dovrebbe essere sensibile alla libertà di espressione.
Viviamo, insomma, tempi confusi. Viva la libertà, eia eia allallà. AP
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