Tutti conoscono la situazione del Cantiere di Monfalcone, ancora partecipato dallo Stato italiano. Nonostante le lotte sindacali degli anni’60, il sistema degli appalti e sub sub appalti delle ditte private è proliferato. I lavoratori si pagano con sistemi particolare, come la “paga globale”, si risparmia sul salario, sui diritti, sulla mensa, sulla doccia, e le responsabilità gravano sulla ditta. Così il cantiere guadagna, ha molti utili e non ha preoccupazione di altro tipo. Con questi contratti si assumono operai stranieri, che più sono poveri più sono sfruttabili e ricattabili.
Un appartamento in centro viene affittato a posto letto, così il padrone incassa una bella cifra. Spesso le ditte falliscono o si spostano lasciando i lavoratori a casa. Il problema sarebbe quello di eliminare gli appalti o concentrarli al massimo in poche e serie ditte, come era un tempo, aumentare i salari, equiparare i dipendenti nei diritti. Ma questo significherebbe minori profitti per l’azienda che, con gli operai stranieri, riesce a tenere bassi anche i salari degli italiani.
Questo sistema va avanti da anni, ma adesso è peggiorato perchè la sindaco di Monfalcone vorrebbe addirittura che questi operai si materializzassero in fabbrica quando lavorano e scomparissero alla fine delle otto ore. Nonostante paghino tasse, consumino nei bar e nei negozi, contribuiscano al benessere sociale, hanno però dei difetti: sono stranieri poveri, le donne hanno il velo, cucinano cibi con troppa cipolla alle sei del mattino; in più escono dalla fabbrica con la tuta sporca e pretendono di entrare nei locali pubblici che si aspettano la” bella gente” come clientela.
Quindi bisogna ostacolare l’apertura del Centro islamico nell’area dell’ex supermercato Hardi, perchè la forza lavoro, come dice il nome stesso, non ha diritto ad avere un’identità culturale o una religione diversa. Deve solo lavorare e poi sparire, essere atea, non proliferare, non utilizzare le panchine, non bivaccare nella piazza, non avere alcuna identità che non sia stare sullo scafo per otto ore, possibilmente in silenzio, altrimenti è un atto di arroganza. Insomma il sogno di tutti i grandi imprenditori del mondo: operai come merci, con scarse esigenze, obbedienti ai padroni del vapore. E’ questo, secondo la Lega, si deve pure chiamare modernità e progresso. adg
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