Con queste parole Hillary Clinton commentò nel 2011 la morte di Gheddafi dopo un intervento militare contro un leader considerato fino a pochi mesi prima un alleato fondamentale di Francia ed Italia. Dopo la morte di Gheddafi sappiamo quali furono le conseguenze: disarticolazione del paese, divisione insanabile tra Tripolitania e Cirenaica, proliferazione di gruppi armati, diffusione del terrorismo, sbarchi in Italia di rifugiati.
Oggi non c’è nessun politico italiano che consideri giusto quell’intervento. Sappiamo anche la verità sull’intervento in Iraq del 2003, quando Bush jr. decise di scatenare contro il paese l’operazione “Desert Storm” per distruggere – guarda la coincidenza – le armi di distruzione di massa, armi chimiche, che erano secondo l’America in possesso di Saddam Hussein. Ricordate Colin Powell che mostra la provetta piena di pericolosissime sostanze tossiche all’assemblea dell’ONU? Oggi si sa che quella fu una colossale menzogna, ma Saddam venne impiccato nel 2006 e l’Iraq piombò in una situazione di caos, simile a quello libico, con sviluppo di formazioni terroristiche poi confluite nell’ISIS.
Adesso tocca alla Siria. Un paese di cui nel 2010 Napolitano elogiò il capo Assad chiamandolo campione di democrazia, di laicità e difensore dei diritti civili e di quelli religiosi delle comunità cristiane che lì vivevano e che oggi è un dittatore da bombardare perchè in possesso anche lui di armi pericolose.
Allora dobbiamo comprendere che è dagli inizi degli anni ’90, da quando l’insigne filosofo Karl Popper disse che l’Occidente non doveva avere paura di scatenare le guerre per per ottenere la pace che noi non sappiamo nulla di quanto accade fuori dai nostri confini, non abbiamo una visione reale dei rapporti di forza internazionali, degli interessi degli altri paesi, siamo bombardati da una costante propaganda che presenta il Medio Oriente come il luogo della mancanza di diritti e libertà, soprattutto femminili, governati da sanguinari dittatori di cui bisogna liberarsi il prima possibile in nome della democrazia.
L’Italia si inchina ai voleri dell’Europa e a quelli dell’America lasciando che le basi sul nostro territorio servano per bombardare i paesi i cui fuggitivi dovremo poi ospitare. Ma sfugge il senso di appoggiare la NATO nel 2018 quando il patto di Varsavia non c’è più e i nostri interessi nazionali non sono certo quelli degli Stati Uniti. Non facciamoci prendere in giro. La soluzione dei problemi di quell’area sta in una netta presa di distanza dai guerrafondai e nella diplomazia, come abbiamo già potuto verificare in questi anni. adg
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