Per quanto riguarda il resto, dopo quello che è accaduto e le riflessioni che ho riassunto più sopra, non mi resta che constatare la mia completa incompatibilità con il partito della Dc. Rinuncio a tutte le cariche, esclusa qualche candidatura futura, mi dimetto dalla DC, chiedo al Presidente della Camera di trasferirmi dal gruppo DC al gruppo misto.
Questo è un frammento di una delle ultime lettere che Aldo Moro, ucciso il 9 maggio 1978, rivolge in modo duro e deciso a Giulio Andreotti. Moro ha già perfettamente compreso che, dietro alle Brigate rosse, agiscono poteri “indicibili”, legati agli Usa, che vogliono a tutti i costi impedire che in Italia ci possa essere un’alternanza, o almeno una partecipazione, del PCI al governo come il Presidente riteneva indispensabile. In Italia alcuni uomini delle istituzioni furono in quegli anni collusi o direttamente agenti degli Usa, altri non fecero nulla per salvare Aldo Moro che aveva un’idea diversa di democrazia ed era consapevole della gravissima crisi che il paese correva continuando ad escludere il “fattore K”, con il rischio di precipitare, in assenza di alternanza politica, nella corruzione e nella paralisi. Le lettere di Moro sulla inevitabile fine della DC, se non ci fosse stato uno sganciamento, almeno parziale, dagli interessi statunitensi sono inequivocabili.
A riprova di quanto pensava Moro, di quanta corruzione ci fosse nella Democrazia Cristiana è la morte, nella stesso giorno, di Peppino Impastato, militante di sinistra, ucciso dalla mafia a Cinisi nei pressi di Palermo, perchè ne denunciava le prepotenze ed i crimini attraverso Radio Aut. Impastato venne ucciso da Gaetano Badalamenti, un membro di famiglie mafiose che hanno costituito la rete di appoggio di politici come appunto Giulio Andreotti, amico di Salvo Lima, Vito Ciancimino ed altri boss.
Andreotti fu condannato per rapporti con le organizzazioni mafiose almeno sino agli anni’80. E dopo cosa accadde? La mafia con il crollo della prima repubblica si rivolse ad altre forze politiche come dimostra la recente sentenza sui rapporti stato – mafia e la condanna di Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia. Una lunga continuità, mai interrotta, che ci fa comprendere che il nuovo significa la lotta decisa contro la mafia e il suo potere ormai arrivato ad altissimi livelli. Tutto il resto, è una morale fatta per cittadini che non ricordano le tragedie della storia e si accontentano di vedere diminuito il numero delle auto blu. adg
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