Il 22 maggio 1978 veniva votata la legge 194 che rendeva legale l’interruzione della gravidanza. Dopo anni di battaglie le donne conquistavano il diritto di disporre del proprio corpo alla luce del sole. Infatti anche prima gli aborti venivano fatti ugualmente da persone compiacenti o nelle cliniche allestite dal partito radicale oppure negli ospedali jugoslavi dove l’aborto era legale.
Alcuni fatti erano emersi nel corso di quegli anni di mobilitazione in modo chiaro: non si può in alcun modo costringere una donna a tenere un bambino che non vuole. Se la donna non intende proseguire la gravidanza, non la proseguirà e, senza la possibilità di farlo in ospedale, ricorrerà al privato: alla mammana, al prezzemolo e all’ago di calza, alla clinica clandestina, oppure andrà all’estero.
Altro elemento che emerse in quegli anni è il fatto che la donna non è un contenitore di un essere umano indipendente, ma il figlio è una parte di lei imprescindibile e non autonoma. Inoltre solo a volte c’entrano in questa scelta ragioni economiche. Spesso le donne non se la sentono per svariati motivi di continuare la gravidanza e la volontà della donna, che è sovrana sul suo corpo, deve essere rispettata.
Infine mai una donna ha affrontato l’interruzione con superficialità: per tutte è stato un dramma, una scelta dolorosa e penosa di cui non si è mai persa la memoria, ma in quel momento e in quelle determinate condizioni la donna non voleva un figlio. Altro non c’è da dire.
Per anni si è cercato di boicottare la legge con l’obiezione di coscienza dei medici che ha costretto le donne a lunghi ed umilianti pellegrinaggi per rivolgersi ad ASL lontane dal territorio, ora la campagna si è fatta più insidiosa e non a caso ha tirato fuori lo slogan che ha consentito le ultime guerre.
Si tratta della teoria dei diritti umani – sulla quale a mio avviso sarebbe molto utile aprire un dibattito a sinistra – secondo me l’arma più potente usata da chi, in nome di diritti che lui stesso ritiene fondamentali, bombarda i civili per liberarli da feroci dittature.
E’ stato il motivo ricorrente dei crimini commessi nell’ex Jugoslavia e in Medio Oriente, spesso perpetrati proprio in nome dei diritti delle donne, per cui se una usa il burqua è giusto che un americano gli bombardi la casa per liberarla dal maschilismo islamico.
Oggi, in virtù della teoria dei diritti, si afferma che l’aborto è la causa del maggior numero di femminicidi. Si accosta dunque un fenomeno come l’uccisione delle proprie compagne, che ha a che fare con l’odio e la paura maschile per la libertà femminile, proprio con il loro diritto a decidere in autonomia.
La cosa che più preoccupa è che nelle manifestazioni di questi giorni contro la legge 194, accanto a sacerdoti, suore e credenti radicali, ci siano anche Giancarlo Giorgetti e Lorenzo Fontana, entrambi uomini di punta dell’entourage di Matteo Salvini.
Questi politici scendono in piazza contro l’aborto, ma contemporaneamente siglano un contratto per cui gli asili nido sono solo per le mamme italiane e non per quelle straniere, alla faccia dei diritti universali che dicono di difendere! adg
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