Proviamo per qualche istante a mettere da parte l’incapacità politica del novello Di Maio oppure la malizia del navigato Salvini.
Spostiamo invece l’attenzione sull’arbitro di questa surreale e grottesca partita sfociata nella crisi che conosciamo.
Si sono moltiplicati in questi giorni gli hashtag #iostoconmattarella. Ebbene, tralasciando la richiesta di impeachment, ridicola, fino ad arrivare alle ripugnanti offese o addirittura alle minacce al Presidente della Repubblica, da cui è doveroso prendere le distanze, io non sto col Presidente. Non in questa occasione.
Ritengo che Mattarella, col suo veto a Savona in quanto ministro “non gradito ai mercati”, abbia contribuito ad aumentare il caos politico e istituzionale che il Paese sta vivendo mettendo in secondo piano le scelte fatte ormai quasi tre mesi fa.
Eppure quel ministro era stato scelto da una maggioranza, seppur anomala, eletta democraticamente. La stessa formazione che, sempre in un clima di collaborazione col Capo dello Stato, aveva notevolmente limato le proprie posizioni “belliche” nei confronti dell’Europa.
Eppure il Presidente ha detto no, operando così una chiara scelta politica che a lui non sarebbe spettata, trovandosi in una posizione istituzionale da super partes. È risultato per Mattarella inaccettabile nominare un ministro euroscettico colpevole di lesa maestà all’UE, alla BCE e alla Germania.
La stessa cancelliera Merkel qualche giorno fa aveva dichiarato quello che a molti è parso un nemmeno chiaro avvertimento: “anche con la Grecia fu difficile, ma poi ci accordammo”.
E ancora, stavolta da alti rappresentanti della politica europea (Oettinger, commissario al bilancio): “i mercati insegneranno agli italiani a non votare per i populisti”.
Col suo messaggio di domenica il Presidente Mattarella ha di fatto dato un colpo durissimo alla sovranità nazionale, al voto dei cittadini e alla democrazia. Piegandosi cosi al ricatto della BCE che in modo molto simile aveva già “operato” qualche anno fa in Grecia.
Ed è qui che può iniziare la fine dell’Unione. È proprio con un atteggiamento di repressione finanziaria, assolutamente cieco alla sofferenza sociale sempre più crescente dei propri concittadini che si favorisce l’aumento dei movimenti nazionalistici. Gli stessi che sempre di più attribuiscono all’Europa il ruolo di strozzino e invocano ritorni a tristi e tragici passati.
Non “esiste” l’Europa, almeno, non quella dei popoli né quella politica. Esiste invece un’Europa i cui stati membri pensano in primis (a ragione?) al benessere dei propri cittadini. Come a dire insieme certo (fin tanto che risulta conveniente), ma…
Sia chiaro, il Presidente Mattarella si è mosso nel pieno rispetto delle funzioni, attribuitegli dalla Costituzione. Con addosso però l’occhio vigile dei mercati al quale probabilmente non ha saputo, o voluto, sottrarsi, ignorando di fatto il risultato delle urne.
Proprio nell’esercizio delle sue funzioni, nel suo ruolo di garante, il Capo dello Stato avrebbe avuto diversi strumenti per vigilare sull’operato del nascente governo, in primis il potere di veto sulla promulgazione delle leggi.
Qualora dunque le intenzioni “belliche” del novello e del navigato si fossero rinnovate egli avrebbe potuto fermarle, sempre nel pieno rispetto della Costituzione.
È stato peraltro lo stesso Mattarella che non più tardi di qualche mese fa ha dato il via libera definitivo a una legge elettorale ottenuta grazie ad un voto di fiducia, una legge che, come già preannunciato, ha gettato il paese nell’incertezza politica iniziata lo scorso 5 marzo. Non era il caso, dalla sua posizione di garante, bloccare quella legge ottenuta con l’ennesimo ricatto: o la votate o il governo crolla? Non era il caso, per una legge di tale importanza pretendere in quell’occasione il voto di maggioranza?
La scorsa domenica l’Italia ha vissuto un momento piuttosto triste della propria storia. Il momento in cui la sovranità nazionale ha tremato, fortissimo, nel nome di una presunta lealtà all’UE che si traduce di fatto in un asservimento al potere finanziario.
Ripenso al momento in cui ho prestato giuramento alla Costituzione. Ripenso all’articolo I: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul ricatto. La sovranità appartiene alla Banca Centrale Europea che la esercita nelle forme e nei limiti dettati dai mercati.
Oppure no, forse è il caso di rileggere. E ridiscutere. Tutto… Eltjon Grizhja
Si può dissentire dal presidente Mattarella, soprattutto per quanto riguarda la firma apposta all’attuale pessima legge elettorale, ma, come stanno confermando in questi giorni i più attenti commentatori, egli si è mosso in linea con le sue funzioni e i suoi doveri per tutelare l’interesse, non solo finanziario, di tutti, generazioni future comprese. Un inedito “contratto” proposto da populisti che hanno condotto la campagna elettorale a forza di insulti e slogan semplicistici e che dubito che conoscano tutte le implicazioni delle loro richieste è stato accompagnato da un candidato al vertice del governo sconosciuto e dal curriculum taroccato e da un candidato ministro per l’economia della cui opportunità e statura diplomatica si poteva dubitare – i ministri, fra l’altro, rappresentano l’Italia ai vertici internazionali. Avere cultura istituzionale significa essere consci del bilanciamento dei poteri, dei compromessi necessari nel rispetto di questi poteri e quindi del fatto che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Appunto, nelle forme e nei limiti. Quanta cultura istituzionale ha chi parla di “inammissibile ingerenza di Mattarella”, di “asservimento all’Europa” e così via? Sanno costoro di cosa parlano? Come viene autorevolmente spiegato, non solo l’Italia è rimasta finora in piedi grazie all’euro, moneta forte, ma i vincoli non sono dell’UE, bensì della logica economica, che si nutre anche di “comportamenti collettivi socialmente praticati”. L’Italia ha aderito sin dall’inizio all’Unione, e, come gli altri Stati, ha ceduto consapevolmente quote di sovranità nazionale per essere all’interno di una famiglia dove molto è possibile di ciò che è precluso a chi non vi appartiene. Nel Regno Unito si sono accorti tardi della sciocchezza fatta seguendo uno come Nigel Farage. Uscire dall’euro sarebbe una follia, a maggior ragione per uno Stato indebitato e corrotto come l’Italia. Chi dice da anni “Basta euro” conosce quanto l’economia, la vita sociale, le arti, la vita accademica, le esigenze di chi studia, le scienze, la ricerca, la sanità, la stessa assistenza pubblica dei paesi dell’Unione sia interconnessa? Quante cose che ci sembrano scontate siano possibili grazie all’Unione ed alla moneta comune? Cosa significhi affrontare le sfide mondiali con una moneta debole esposta a fatali speculazioni o con una forte? Sa quanto ci è possibile intraprendere confinando con Slovenia, Francia, Austria e Germania, che hanno l’euro, e la Croazia che preme per adottarlo? Sanno se gli accordi transfrontalieri con una moneta debole sarebbero possibili o convenienti e quindi se non si tarperebbero le ali allo sviluppo delle zone di confine – mi riferisco anche al GECT o alla costituenda zona franca? Si potrebbe continuare.
La presidenza dello Stato, le confederazioni, le imprese, le istituzioni, gli accademici e gli innumerevoli attori delle nostre società complesse sanno tutto ciò. I populisti limitano gli slogan alla volontà popolare, ma il popolo sensibile agli slogan da solo sa cosa delega e a chi? Da quando Berlusconi ha inquinato il pubblico pensiero con la parola d’ordine altrettanto populista di “eletto dal popolo” applicato a tutto e tutti, siamo in balìa di una droga mentale. Mattarella non è sotto ricatto, né è schiavo della BCE, che ha fatto parecchio per l’Italia in questi anni di crisi. E nonostante gli errori e le brutture dei governi nazionali della legislatura uscente, ora siamo in una fase di ripresa che anche se debole va sostenuta, e non presa a calci da decisioni dissennate che erano all’orizzonte. Questo ha fatto Mattarella. Nell’era del “like”.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. E’ giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
(Parte prima) Si può dissentire dal presidente Mattarella, soprattutto per quanto riguarda la firma apposta all’attuale pessima legge elettorale, ma, come stanno confermando in questi giorni i più attenti commentatori, egli si è mosso in linea con le sue funzioni e i suoi doveri per tutelare l’interesse, non solo finanziario, di tutti, generazioni future comprese. Un inedito “contratto” proposto da populisti che hanno condotto la campagna elettorale a forza di insulti e slogan semplicistici e che dubito che conoscano tutte le implicazioni delle loro richieste è stato accompagnato da un candidato al vertice del governo sconosciuto e dal curriculum taroccato e da un candidato ministro per l’economia della cui opportunità e statura diplomatica si poteva dubitare – i ministri, fra l’altro, rappresentano l’Italia ai vertici internazionali. Avere cultura istituzionale significa essere consci del bilanciamento dei poteri, dei compromessi necessari nel rispetto di questi poteri e quindi del fatto che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Appunto, nelle forme e nei limiti. Quanta cultura istituzionale ha chi parla di “inammissibile ingerenza di Mattarella”, di “asservimento all’Europa” e così via? Sanno costoro di cosa parlano? Come viene autorevolmente spiegato, non solo l’Italia è rimasta finora in piedi grazie all’euro, moneta forte, ma i vincoli non sono dell’UE, bensì della logica economica, che si nutre anche di “comportamenti collettivi socialmente praticati”. L’Italia ha aderito sin dall’inizio all’Unione, e, come gli altri Stati, ha ceduto consapevolmente quote di sovranità nazionale per essere all’interno di una famiglia dove molto è possibile di ciò che è precluso a chi non vi appartiene. Nel Regno Unito si sono accorti tardi della sciocchezza fatta seguendo uno come Nigel Farage. Uscire dall’euro sarebbe una follia, a maggior ragione per uno Stato indebitato e corrotto come l’Italia. Chi dice da anni “Basta euro” conosce quanto l’economia, la vita sociale, le arti, la vita accademica, le esigenze di chi studia, le scienze, la ricerca, la sanità, la stessa assistenza pubblica dei paesi dell’Unione sia interconnessa? Quante cose che ci sembrano scontate siano possibili grazie all’Unione ed alla moneta comune? Cosa significhi affrontare le sfide mondiali con una moneta debole esposta a fatali speculazioni o con una forte? Sa quanto ci è possibile intraprendere confinando con Slovenia, Francia, Austria e Germania, che hanno l’euro, e la Croazia che preme per adottarlo? Sanno se gli accordi transfrontalieri con una moneta debole sarebbero possibili o convenienti e quindi se non si tarperebbero le ali allo sviluppo delle zone di confine – mi riferisco anche al GECT o alla costituenda zona franca? Si potrebbe continuare.
(Parte seconda) La presidenza dello Stato, le confederazioni, le imprese, le istituzioni, gli accademici e gli innumerevoli attori delle nostre società complesse sanno tutto ciò. I populisti limitano gli slogan alla volontà popolare, ma il popolo sensibile agli slogan da solo sa cosa delega e a chi? Da quando Berlusconi ha inquinato il pubblico pensiero con la parola d’ordine altrettanto populista di “eletto dal popolo” applicato a tutto e tutti, siamo in balìa di una droga mentale. Mattarella non è sotto ricatto, né è schiavo della BCE, che ha fatto parecchio per l’Italia in questi anni di crisi. E nonostante gli errori e le brutture dei governi nazionali della legislatura uscente, ora siamo in una fase di ripresa che anche se debole va sostenuta, e non presa a calci da decisioni dissennate che erano all’orizzonte. Questo ha fatto Mattarella. Nell’era del “like”.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. E’ giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
La presidenza dello Stato, le confederazioni, le imprese, le istituzioni, gli accademici e gli innumerevoli attori delle nostre società complesse sanno tutto ciò. I populisti limitano gli slogan alla volontà popolare, ma il popolo sensibile agli slogan da solo sa cosa delega e a chi? Da quando Berlusconi ha inquinato il pubblico pensiero con la parola d’ordine altrettanto populista di “eletto dal popolo” applicato a tutto e tutti, siamo in balìa di una droga mentale. Mattarella non è sotto ricatto, né è schiavo della BCE, che ha fatto parecchio per l’Italia in questi anni di crisi. E nonostante gli errori e le brutture dei governi nazionali della legislatura uscente, ora siamo in una fase di ripresa che anche se debole va sostenuta, e non presa a calci da decisioni dissennate che erano all’orizzonte. Questo ha fatto Mattarella. Nell’era del “like”.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
Scompongo il mio intervento in due parti.
(Parte seconda) La presidenza dello Stato, le confederazioni, le imprese, le istituzioni, gli accademici e gli innumerevoli attori delle nostre società complesse sanno tutto ciò. I populisti limitano gli slogan alla volontà popolare, ma il popolo sensibile agli slogan da solo sa cosa delega e a chi? Da quando Berlusconi ha inquinato il pubblico pensiero con la parola d’ordine altrettanto populista di “eletto dal popolo” applicato a tutto e tutti, siamo in balìa di una droga mentale. Mattarella non è sotto ricatto, né è schiavo della BCE, che ha fatto parecchio per l’Italia in questi anni di crisi. E nonostante gli errori e le brutture dei governi nazionali della legislatura uscente, ora siamo in una fase di ripresa che anche se debole va sostenuta, e non presa a calci da decisioni dissennate che erano all’orizzonte. Questo ha fatto Mattarella. Nell’era del “like”.
Le confederazioni, le imprese, le istituzioni, gli accademici e gli innumerevoli attori delle nostre società complesse e prima di tutto la presidenza dello Stato sanno tutto ciò. I populisti limitano gli slogan alla volontà popolare, ma il popolo sensibile agli slogan da solo sa cosa delega e a chi? Da quando Berlusconi ha inquinato il pubblico pensiero con la parola d’ordine altrettanto populista di “eletto dal popolo” applicato a tutto e tutti, siamo in balìa di una droga mentale. Mattarella non è sotto ricatto, né è schiavo della BCE, che ha fatto parecchio per l’Italia in questi anni di crisi. E nonostante gli errori e le brutture dei governi nazionali della legislatura uscente, ora siamo in una fase di ripresa che anche se debole va sostenuta, e non presa a calci da decisioni dissennate che erano all’orizzonte. Questo ha fatto Mattarella. Nell’era del “like”.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
(Parte terza) La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
Tre, scusate. Problemi con il sito.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
(Parte terza) La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
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In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
(Parte terza) In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
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(Parte terza) La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
Bernardo Bressan
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
(Tre) Vediamo se riesco a terminare.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
Bernardo Bressan
(Parte terza) In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
(Parte terza) In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán.
(Parte terza) La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
In qual caso la democrazia sarebbe più protetta: in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
Bernardo Bressan
Vediamo se riesco a terminare.
La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti. È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. Grazie.
Bernardo Bressan
Vediamo se riesco a finire.
È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
B. Bressan
È giusto che si riformi ciò che si valuta perfettibile, anche nell’UE, ma prima di tutto con rispetto verso i poteri costituzionali del proprio Paese, per i trattati liberamente firmati, le regole, gli interessi di coloro che meno si orientano nei complicati meccanismi della vita civile, con senso delle istituzioni, dello Stato ed equilibrio, mai con atteggiamenti rancorosi o con facili e semplicistiche contrapposizioni fra “popolo ed élite”. E mai con amici come la Le Pen ed Orbán. La democrazia sarebbe più protetta in un’Unione dove si rispettano le regole e si tiene conto di tutti i settori della nostra vita – che non esprimono necessariamente la volontà dei tanto citati poteri forti, espressione vaga quanto facilmente spendibile – o in una situazione di potenziale bancarotta e di impossibilità di presentare una voce autorevole al mondo? Sanno gli elettori dei populisti da cosa dipendono i loro risparmi e i tassi dei loro prestiti? Piaccia o no il mercato esiste, e si muove con logiche troppo multiformi per essere nelle mani di complottisti.
Bernardo Bressan
Chiedo scusa a tutti. Avrei ancora qualcosa da aggiungere, ma non riesco a pubblicare. Grazie lo stesso.
Vedo che il blog ha scaricato tutti i miei tentativi dello scorso 31 maggio di inserire e terminare il mio commento. Ho ostinatamente cercato di cambiare sequenza del testo, di modificare le frasi, di spezzettare e di cambiare indirizzo, ma la procedura mostrava di non accettare quanto inserivo. Alla fine ha invece conservato tutto e lo ha reso visibile una settimana dopo. Mi dispiace. Poiché questa cronologia non è decorosa né rispettosa nei confronti di chi visita il sito l’amministratore può, se lo ritiene opportuno, cancellare tutto e tenere solo il primo intervento delle 21:53. Grazie e scusatemi.