Ho visto ieri al cinema Loro2, il secondo film di Sorrentino su Silvio, che permette di completare una delle molteplici letture dell’opera presa nel suo insieme. Se infatti una delle chiavi del primo film poteva essere indagare cosa fosse Lui per Loro, il secondo cambia prospettiva e ci dice cosa fossero Loro per Lui.
Piccola curiosità: avevo visto Loro la sera stessa della visita di Berlusconi a Gorizia. E c’è questa scena in cui tutti, anzi più che altro tutte, Loro aspettano di vederlo dalla terrazza di una villa confinante con la sua tenuta in Sardegna, affittata appositamente per questo scopo dal personaggio ispirato a Tarantini: vedere Lui e che Lui veda Loro.
Aspettano ore, proprio come quei tanti goriziani quel pomeriggio, di vedere il Loro Berlusconi, quello che si immaginano sia veramente. E qui c’è forse la chiave di entrambi i film, perché in realtà Berlusconi è come tu lo vuoi, in un’eterna fiction che lo sfiora sempre, non arriva mai all’uomo ma sempre al personaggio, alla maschera.
Lo vuoi seduttore? Lo vuoi ladro? Lo vuoi chiavatore indefesso? Lo vuoi cantante, venditore, selfmade man, mafioso, leader politico, ricco sfondato, alto, galantuomo, stronzo, vincente, vinto…. é come lo preferisci, e mai com’è.
Così durante i due film fallisce in quasi tutto: non riesce a comprare un giocatore per il milan, a portarsi a letto una ventenne che lo liquida dicendogli che ha l’alito come suo nonno, da vecchio, ad un certo punto nel primo film confessa alla moglie di aver perso il tocco magico, e di non riuscire a fare più niente.
Sorrentino prende come intervallo temporale quello tra la caduta del suo primo governo e il ritorno al potere, con l’acquisto dei senatori, che è l’unica cosa che gli riesce nel film. Il mondo che Loro immaginano, si risolve in un vecchio che invita le ragazze a cena e non vuole droga e tacchi alti, perché “non SIAMO alti”, racconta barzellette e canta canzoni napoletane attorno a un tavolo imbandito, davanti a ragazze che s’immagina(va)no tutt’altro, ragazze che Sergio, il personaggio ispirato a Tarantini, aveva fatto divertire a suon di droga e sesso nella villa a fianco.
Se Lui per Loro è tutto, è un mezzo e un fine contemporaneamente, Loro per Lui sono altro, oggetti da vendere o comprare, conscio che il venditore è sempre un uomo solo, e che le facce che mostra non sono mai la sua. C’è sempre un filtro, qualcuno o qualcosa, che blocca la relazione vera. E Lui non si lascia mai avvicinare da Loro, non si svela. Restano quelli che l’hanno conosciuto prima: la moglie, Fedele (Confalonieri), Ennio (Doris), Mike (Bongiorno).
Loro cercano di ricordargli chi è: un piazzista, uno che è in grado di venderti qualsiasi cosa perché ti vende il tuo sogno, sia esso una casa o una new town, la carriera in tv o nel cinema o un posto da eurodeputato. E così, tornando all’attualità, va interpretata la sua ultima piazzata: sono io l’unico che può fare il presidente del consiglio.
Il film anticipa la realtà, perché le sue parole cadono nel vuoto di una fase politica che improvvisamente lo mette in disparte, sempre a fianco di qualcuno, non più leader indiscusso. Conta con le dita per attirare l’attenzione, come fanno i bambini nelle conversazioni che non li vedono al centro, protagonisti. Cerca compassione. Uno, nessuno centomila: cerca di fottere, ancora una volta. Andrea Picco
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