La morte senza ottenere verità e giustizia della madre di Ilaria Alpi, e “Regeni? I rapporti con l’Egitto sono più importanti”. Il caso Moro e Ustica, la strage di Bologna, e i tanti altri “casi strani” della storia recente della Repubblica mettono in serio dubbio la legittimità di quella particolare invocazione che va sotto il nome di Ragion di Stato, tanto da configurarsi in realtà come un torto.
Il Cittadino contro lo Stato, anziché alleati, per la ricerca della verità. Dopo le cerimonie ufficiali, lentamente il tempo crea una distanza incolmabile tra chi vive in prima persona un dramma, e chi sa e non vuole dire, per interessi superiori. Chissà quali, poi.
Subentra addirittura il fastidio, da parte del potere: ma cosa vogliono, ‘ste Cucchi, ste Aldrovandi? Allora Ustica è un errore del pilota, a Milano è stato Pinelli, Regeni e Ilaria Alpi se la sono cercata, Biagi era un rompicoglioni. Il tempo, già, il tempo.
Il tempo logora, mistifica, si allea col depistatore, se le persone che chiedono verità vengono lasciate sole, messe in minoranza, lasciate al loro destino di mortali come la madre di Ilaria Alpi.
Con lo Stato che ritiene i suoi cittadini incapaci di gestire una verità scomoda, vergognosa, compromettente, che metterebbe a nudo imbarazzanti intrecci che da sempre accompagnano le democrazie e le dittature del pianeta.
Le verità ufficiali così distanti da quelle reali assestano un altro colpo mortale al patto tra i cittadini e lo Stato.
Si parla tanto di terza repubblica, ma se i rapporti con l’Egitto restano più importanti, come allora i rapporti con la Somalia, o con la Libia, o con qualsivoglia parte del globo, finché giustizia per Giulio Regeni è uno striscione fastidioso da dipingere di nero, siamo ancora nella notte della prima. AP
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