Oggi si vota in Slovenia per il rinnovo del Parlamento. L’aria che tira in tutta Europa ha dato una forte spinta alla destra anche ai nostri vicini, e il leader del Partito Democratico (che in Slovenia è un partito di estrema destra, non di centro come in Italia) Janša è nei sondaggi in grandissimo vantaggio. Janša è stato recentemente accusato di ricevere finanziamenti occulti da personaggi molto vicini all’ungherese Orban, e non ha mai fatto mistero delle sue posizioni “filospinate” in tema di migranti.
Mala tempora currunt, quindi, anche a Lubiana, e se ci mettiamo Kurz e Salvini/Fedriga il quadro è desolante per un’area come la nostra. Perché c’è così tanto bisogno di destra tra la gente? E perché la destra vince perché è contro qualcuno o qualcosa, contro “l’altro da me”?
Non è un tema da poco, per una sinistra che voglia ripartire con proposte politiche nuove, dopo il crollo verticale di questi ultimi anni. Prendiamo il tema dei diritti: più si è cercato giustamente di eliminare discriminazioni anacronistiche, più si è avuto in risposta un irrigidimento e un rafforzamento del pensiero opposto, fino al “governo del cambiamento” che parte in retromarcia andando a vedere tra le lenzuola degli italiani prima ancora che nelle tasche. E fa specie che in tutta Europa si affermi non una destra moderna, ma l’ultradestra del noabortoviainegrieifrociprimag
Certo, le multinazionali. Certo, la crisi. Certo, lo spread. Certo, il lavoro che non c’è. Certo, la sicurezza. Ma la destra non vince perché ha le soluzioni a questi problemi. Quello che fa presa è l’odio. Janša Salvini la Le Pen Orban hanno il consenso dell’odio. Io odio gli omosessuali, e non posso sopportare che siano una famiglia e abbiamo gli stessi miei diritti.
Io odio gli extracomunitari, e non posso tollerare di incontrarli per strada, o in un ospedale che c’è grazie alle mie tasse, ai miei sacrifici, e loro lo usano gratis e io devo magari anche aspettare. Allora via tutti. O, come si dice nei social, una bella bomba atomica. Salvo poi scoprire che la banca ti chiama lo stesso, che il lavoro non c’è lo stesso, che tuo figlio sta male lo stesso. Avanti così, verso il prossimo nemico. Andrea Picco
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