Festa in piazzutta, sabato sera. R-Esistenze, l’hanno chiamata gli organizzatori, e quel suon vibrante è molto bello, vitale, questa erre che viene a destare le quotidiane esistenze di un un quartiere che è così bello e cosi poco valorizzato.
Bellissimo che l’iniziativa parta dal basso, dallo spontaneo bisogno di stare insieme proprio dove si abita, perché nell’ordinario scorrere delle giornate si è sentito il desiderio di un momento comune , di incontro, di festa. È un messaggio forte: abitare non è solo dormire e mangiare ognuno nelle proprie case,; abitare è relazione, bisogno di comunicare, appartenenza, bellezza, arte, allegria, condivisione…
L’abitare, non l’abitudine, quindi: nell’abitudine si r-esiste, nell’abitare declinato in questo modo si esiste. Le città dovrebbero tendere a questo, a favorire gli incontri tra chi le abita, avere luoghi di dialogo, di comunicazione per un bisogno umano imprescindibile, quello di stare con l’altro, di progettare insieme il futuro.
Dovrebbero contrastare questa tendenza pericolosa ad isolarsi, che spesso maschera depressioni difficili da riconoscere e perciò più subdole, più insidiose. Bello invece vedere i sorrisi in Piazzutta l’altra sera.
Eppure ognuno aveva i suoi problemi, e li avrà anche oggi che la festa ormai è passata. Si stava bene, sulla pubblica via, a parlare e ad ascoltare. Gli amici, la musica. le parole: ne abbiamo bisogno, più di ogni altra cosa. AP
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