Nessuno sia chiaro accusa il neo ministro dell’Interno della morte di Sacko Soumalia, bracciante agricolo del Mali e sindacalista USB che lavorava nella piana di Vibo Valentia, freddato da un colpo di pistola perchè sembrava che rubasse alluminio.
Sarebbe sciocco farlo, ma di sicuro in Italia, al di là di quanto il ministro potrà concretamente fare, si è creato un clima per cui lo straniero viene descritto solo come un invasore, qualcuno che potenzialmente delinque, un pericolo, insomma.
Nessuno dei politici che parli invece di quelle migliaia di lavoratori neri e non solo, uomini e donne, che raccolgono l’oro rosso delle campagne a 2,50 euro all’ora o a numero di cassette. Persone sfruttate, lasciate vivere nelle baracche, senza acqua, senza luce, senza bagni e poi uccise magari perchè prendono l’alluminio nei campi per farsi la baracca o per rivenderlo.
Uno dei problemi che hanno spinto i lavoratori a votare Lega è il fatto che gli stranieri abbassano il costo della forza lavoro e indirettamente tagliano i salari degli operai italiani. Ma il problema non è prendersela con il bracciante ricattato o con l’operaio bengalese che accetta la paga globale, ma con chi impone queste condizioni. Ma ai latifondisti e agli ad del Cantiere la critica vine fatta cum iudicio e senza provocare mai degli strappi.
Un uomo di governo, dopo tutte le migliaia di servizi sul caporalato nelle campagne e nelle industrie, avrebbe potuto dire “mai più sfruttamento”, invece di dire che “l’Africa non entra in Italia”. A Salvini si rimprovera il clima culturale che ha contribuito a creare parlando di ruspe, di vicescafisti, di “fine della pacchia per gli stranieri”, ovviamente quelli poveri.
Se a questo si unisce la possibilità di armarsi e sparare oltre il limite già prescritto dalla legge attuale sulla legittima difesa, allora si crea un clima in cui questi episodi possono accadere. adg
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