Il 25 luglio del 1943 Mussolini venne sfiduciato dai suoi uomini – compreso il genero Galeazzo Ciano – arrestato e tenuto prigioniero sul Gran Sasso.
Finiva così la parabola di un uomo politico che aveva goduto di un ampio consenso anche in momenti tragici e crudeli come la guerra d’Etiopia, la guerra di Spagna, le leggi razziali, l’occupazione e l’annessione della provincia di Lubiana.
Evidentemente alla grande massa degli Italiani ciò che il fascismo faceva oltre confine interessava molto di meno di quello che accadeva in casa propria.
La guerra si fece sentire per tutti con l’intensificarsi dei bombardamenti in Italia a partire dal 1943.
Furono pochi gli oppositori del fascismo. Nel dopoguerra soprattutto il PCI parlò di “popolo alla macchia”, ma si trattava di una lettura che voleva riabilitare il popolo italiano, che invece aveva lasciato da soli, in carcere, in esilio, al confino i comunisti, gli azionisti e i pochi altri antifascisti.
Come si devono essere sentiti gli oppositori di Mussolini quando vedevano le masse che applaudivano il duce? In nome di chi rischiavano la galera o la morte? In nome di loro stessi e dei loro amici, in nome di idee che avevano maturato nei venti anni di dittatura, quando sentivano parlare di razza, di guerra, di virilità e si sentivano invece solidali con neri, ebrei e slavi, rifiutavano la guerra fatta dai poveri contro altri poveri e l’idea che il maschio fosse un muscoloso sfiancatore di femmine che non chiudeva mai la luce sul comodino.
Quindi a chi oggi pensa di governare l’Italia addirittura per 30 anni sarebbe da consigliare estrema prudenza, a chi si scoraggia facilmente sarebbe da ricordare la figura bassa e gobba di Antonio Gramsci, le favole e le lettere che dal carcere scriveva ai figli Delio e Giuliano.
Avrebbe voluto vivere con loro, ma aveva preferito sopportare la lacerazione del distacco e la morte in galera piuttosto che chiedere la grazia al capo del suo paese.
Oggi per fortuna a noi non viene chiesto di sacrificarci in questo modo, ma dobbiamo interrogarci almeno su chi sono davvero i buoni padri. adg
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